Torre del Greco. E’ stato e resta un «cavallo di battaglia» di risparmiatori e curatele fallimentare, incardinato in decine di procedimenti civili attualmente al vaglio del tribunale di Torre Annunziata.
Adesso, a cinque anni e mezzo dal crac da 800 milioni di euro della Deiulemar compagnia di navigazione, finisce al centro di un’apposita inchiesta penale: toccherà al pubblico ministero Paolo D’Ovidio della procura di Roma accertare eventuali ipotesi di reato legate alla truffa e al riciclaggio dei soldi investiti dagli obbligazionisti nella cosiddetta «Parmalat del mare».
L’ordine di provvedere all’iscrizione di una fondamentale notizia di reato è firmato dal gip Pierluigi Balestrieri del tribunale di Roma, a margine dell’archiviazione di un’indagine per truffa a carico degli armatori-vampiri. Un’indagine nata come «appendice» al filone principale sulla raccolta abusiva del risparmio e sulla bancarotta dell’ex banca privata di Torre del Greco e destinata a fare accendere i riflettori degli investigatori su diversi nodi irrisolti del «grande crac» all’ombra del Vesuvio.
Ovvero: la cessione dell’intera flotta di 13 navi della Deiulemar compagnia di navigazione, di cui 11 alla Deiulemar Shipping nel 2005 e due alla Ledi Shipping nel 2011; la cessione a fine dicembre del 2006 di diverse partecipazioni societarie per complessivi 33 milioni di euro a beneficio della controllante Deiulemar Holding; l’omessa rilevazione di emissioni di obbligazioni irregolari e la conseguente distrazione dei proventi per un ammontare quantificato in 723 milioni di euro nonché l’omessa contabilizzazione nei bilanci societari.
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