«E’ la grande scommessa che abbiamo messo in campo: è l’idea che Napoli torni ad essere una grande capitale della formazione a livello europeo ed internazionale. Il problema non sono solo coloro che vanno via ma la nostra scarsa capacità di attrarre: é questo il vero tema politico». Gaetano Manfredi, Rettore dell’università Federico II di Napoli e presidente della CRUI, parla del futuro dell’ateneo federiciano e della città in generale. Per rilanciare l’appeal formativo espresso dall’Università del capoluogo campano «in primo luogo – spiega Manfredi – dobbiamo fare una formazione di qualità che abbia degli standard internazionali. E questo lo stiamo facendo: abbiamo un’offerta in inglese, abbiamo molte delle lauree magistrali in inglese e abbiamo organizzato il sistema delle academy. Del resto l’academy della Apple ha un quarto degli studenti che sono stranieri, in arrivo da 24 Paesi. E questo lo abbiamo fatto in due anni, non in cento. Il che dimostra che le cose si possono fare. Vogliamo perciò traferire questa esperienza anche al sistema della formazione più tradizionale e lo stiamo facendo. Anche se abbiamo dei piccoli numeri, negli ultimi due anni alla Federico II il numero degli studenti stranieri è raddoppiato: piccoli numeri che però crescono». Attaulmente è in essere un programma internazionale che contempla un «grande investimento in Cina». Lo sguardo è poi rivolto con interesse all’Africa, «reale bacino da cui nei prossimi 10, 15 anni arriverà la maggior parte di richiesta di formazione ed il nostro Ateneo, in un sitema di interesse internazionale, sarà protagonista». L’attrattiva di un polo di formazione e sapere passa anche per il ‘sistema città’. «A chi viene a Napoli fa piacere passare un bel week end, venire in vacanza, visitare i musei. E questo ci aiuta: da capitale della spazzatura siamo diventati capitale dei musei. Però- aggiunge il Rettore – se uno deve vivere qua deve avere i servizi che funzionano, i trasporti che funzionano, le scuole che funzionano. A Napoli non abbiamo un liceo internzionale». A fronte di un programma di rientro dei cervelli, di docenti stranieri che diventano professori alla Federico II il primo problema è dove mandare a scuola i figli. Per essere realmente internazionali serve un ambiente fatto di tante cose e che passa per servizi concreti, «l’Università – sottolinea – può dare una mano per rendere Napoli una capitale, ma ci vuole che Comune, Regione, Enti locali facciano cose concrete, diano risposte concrete. Su questa strada si può fare molto però bisogna lavorare».
Centrale è il ruolo delle Università dal punto di vista della open innovation, perchè per il rettore «le grandi multinazionali non fanno ricerca di per sè. I centri di ricerca delle grandi aziende non sono più all’interno delle aziende sono in partnership con l’università». E non è un caso l’esperienza di Apple, venuta da Copertino, per «questa grande iniziativa con la Federico II». «Abbiamo – ricorda Manfredi – grandi alleanze con praticamente tutti i grandi player mondiali che vedono nella nostra università uno dei riferimenti internazionali più importanti: questo è quello che stiamo facendo noi, stanno facendo altri grandi atenei quello che si fa nel mondo. La competizione è come attrarre questi grandi partner all’interno del sistema universitario»