Portici. A tre anni e mezzo dall’incendio doloso capace di scatenare il terrore al Granatello, il titolare del Mirto Club è stato condannato per reati ambientali a quattro mesi di reclusione e al pagamento di un’ammenda da 30.000 euro. E’ il verdetto con cui si chiude il capitolo giudiziario relativo al noto locale della night-life di Portici, per anni simbolo del divertimento all’ombra della Reggia. Dalla musica a palla ai cocktail super-alcolici fino alle fiamme che distrussero la piattaforma in legno posta sulla scogliera delle Mortelle il passaggio è stato breve: l’incendio in una calda notte del 2014 cancellò la struttura «elio terapeutica» del Granatello, facendo scattare le indagini dei carabinieri agli ordini del comandante Vincenzo Amitrano. Chiamati a fare piena luce sul rogo, ma non solo. Sotto i riflettori finirono i presunti reati ambientali e la costruzione abusiva realizzata in un’area soggetta a vincoli paesaggistici.
A tre anni e mezzo dalle fiamme, i giudici della quarta sezione penale del tribunale di Napoli hanno scritto la parola fine sulla saga dello scempio, condannando D.V., 45 anni, amministratore unico del Mirto Club: l’uomo si è visto infliggere 4 mesi di reclusione con il beneficio della pena sospesa e il pagamento di un’ammenda di 30.000 euro, con ordine di demolizione delle opere abusive e il ripristino dello stato dei luoghi a proprie spese. Dunque come già annunciato precedentemente dai vertici dell’amministrazione comunale targata Enzo Cuomo, la sentenza emessa dai giudici della quarta sezione del tribunale di Napoli rappresenterà la fine dei cosiddetti ecomostri: costruzioni in legno e ferro sorte sulle scogliere del Granatello, realizzate grazie ai permessi rilasciati dalla precedente amministrazione comunale dell’ex sindaco-magistrato Nicola Marrone e immediatamente finite nel vortice di polemiche e proteste per lo sfregio al panorama con vista Capri.
Toccherà ora ai carabinieri della stazione Capoluogo di Torre del Greco procedere al dissequestro della struttura per consentire la demolizione. Ora la scogliera potrà essere lasciata libera all’uso dei cittadini di Portici per godersi il meraviglioso panorama in tranquillità e senza schiamazzi della movida serale che si concentrava in quel luogo e che aveva procurato un mare di disagi ai residenti. Insomma, un primo grande step per il ripristino dei luoghi e per la fine delle movida legata alle piattaforme è stato superato, ma resta il «nodo-Geko» da sciogliere, locale diretto concorrente del Mirto durante i periodi caldi del divertimento: i due locali della vita notturna si sfidarono a colpi di musica e reggae per anni, in una «gara» a chi attirava più clienti. Ma come per il Mirto anche il Geko fu sottoposto a sequestro, ma in questo secondo caso l’iter giudiziario potrebbe essere lungo. Infatti, si dovrà aspettare la sentenza del giudice e successivamente – come annunciò già l’amministrazione comunale – si opterà per il ripristino dei luoghi a spese dei titolari delle struttura.