Torre del Greco. E’ stato lo scandalo dell’anno all’ombra del Vesuvio e non solo, perché la notizia dell’arresto di Ciro Borriello – finito in manette il 7 agosto 2017, quando era formalmente sindaco di Torre del Greco – fece il giro di tutti i quotidiani e i telegiornali nazionali. D’altronde, le ipotesi di reato erano pesanti: falso – accusa caduta già davanti ai giudici del tribunale del Riesame – e corruzione. Una bufera politico-giudiziaria velocemente sparita dalle cronache extra-regionali – complici le dimissioni presentate dallo storico leader locale del centrodestra e l’arrivo in Municipio del commissario straordinario Giacomo Barbato – ma dimenticata in fretta perfino dai «diretti contro-interessati» dall’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Silvio Pavia e condotta dalla guardia di finanza sul funzionamento del settore Nu all’interno del Comune della quarta città della Campania.
La memoria corta del prefetto
Sì, perché ai nastri di partenza dell’udienza preliminare davanti al gup Luisa Crasta del tribunale di Torre Annunziata si è registrata una clamorosa assenza: a dispetto dei danni all’immagine provocati dall’arresto dell’ex sindaco Ciro Borriello e dei vertici della ditta Fratelli Balsamo – incaricata della raccolta dei rifiuti in città fino al 30 giugno 2017 – e dagli eventuali danni economici per le false fatturazioni contestate agli imprenditori incaricati dell’autolavaggio dei camion dei rifiuti, il Comune non si è costituito parte civile: un passaggio obbligato per ottenere un risarcimento dei danni – naturalmente solo in caso di condanna definitiva degli imputati oggi a rischio processo – ma inopinatamente mancato dall’ente di largo Plebiscito. Eppure, le condizioni per «partecipare» al processo incardinato presso il palazzo di giustizia di via Nazionale ci sarebbero tutte: a partire dal coinvolgimento dell’ex capo della squadra di governo cittadino – Ciro Borriello era sindaco, all’epoca delle indagini – fino alle ombre allungate su un settore storicamente «delicato» come la nettezza urbana. Elementi evidentemente noti al commissario straordinario Giacomo Barbato, ma insufficienti – fino a oggi – a convincere l’attuale numero uno di palazzo Baronale a firmare la necessaria delibera per la costituzione di parte civile del Comune. Una vera e propria anomalia considerato come – durante i due anni di mandato dell’avvocato Gennaro Malinconico alla guida della coalizione uscita vincitrice dalle elezioni del maggio 2012 – lo stesso Ciro Borriello si ritrovò a fronteggiare le richieste economiche del «suo» Comune relativamente ai danni d’immagine provocati per lo scandalo abusivopoli.
Corsa contro il tempo
Tuttavia, i tempi per consentire l’inserimento dell’ente di palazzo Baronale nel processo in corso al tribunale di Torre Annunziata non sono scaduti. Anzi. In teoria, già prima della conclusione dell’udienza preliminare – il prossimo round giudiziario è fissato per il 19 gennaio – il Comune potrebbe rimediare all’incredibile «dimenticanza» e spazzare via qualsiasi dubbio sul paradossale autogol. Altrimenti, ci sarebbe eventualmente spazio per un «ingresso» in extremis alla prima (eventuale) udienza dibattimentale. Ma senza una serie di «vantaggi» garantiti dalla presenza in aula già a partire dall’udienza preliminare.