Al pari di un Principato è stato scelto un inno istituzionale che verrà suonato appena dopo l’inno di Mameli. Così la decisione presa dalla giunta Varone che, in assenza del sindaco, ha adottato il brano “Viva Sant’Antonio Abate” scritto da don Mosé Mascolo fondatore delle Congregazione delle suore Gerardine nel 1938. Un po’ anacronistico il testo della canzone o forse una possibilità che gli amministratori stanno studiando: «…Io spero che diventi gran provincia il nostro ben simpatico villaggio, che ad essere grande ora comincia», scriveva l’autore con grande ottimismo. Lo stesso entusiasmo palesato dagli assessori che hanno autonomamente deciso di scegliere il testo diventato ufficialmente l’inno del Comune di Sant’Antonio Abate. Una proposta che è partita dal settore amministrativo comunale ed è arrivata sul tavolo delle decisioni, con tanto di motivazione: «Non c’è nobiltà senza tradizione e non c’è tradizione senza storia. Ogni popolo riconosce nella propria storia e nella propria tradizione attraverso specifici simboli che caratterizzano la propria identità. L’inno cittadino rimarca i tratti territoriali di un paese e ne esalta l’orgoglio di appartenenza. Il brano “Viva Sant’Antonio Abate” è stato scritto da don Mosé Mascolo e musicato da padre Alfonso Vitale e padre Paolo Saturno (nel 2015).
CRONACA
26 gennaio 2018
Sant’Antonio Abate. Mameli non basta più, la giunta vuole un inno nuovo