Ha un passato (molto recente) da massone. Ma di lasciare la candidatura alla Camera non vuole proprio saperne. «Perché – dice – non ne faccio più parte». E’ “assonnato” e la sua iscrizione alla loggia massonica La Sfinge, che aderisce al Grande Oriente d’Italia, pare roba vecchia. Anzi, è sfumata via. «Non ero iscritto al Goi quando mi sono candidato» ripete come un mantra. Ma lui, Catello Vitiello, affermato avvocato di Castellammare di Stabia, figlio d’arte di quel Salvatore Vitiello che sognò di diventare sindaco nel 2013 con una coalizione civica, è nella bufera. Perché il codice etico del Movimento Cinque Stelle vieta ai propri attivisti e candidati l’adesione alla massoneria. Ed è qui che si apre il caso Vitiello che, in una lunga lettera aperta, dice di essere al riparo da qualsiasi accusa. E tutto ciò nonostante i vertici del movimento vorrebbero silurarlo. Il primo passo? La diffida a usare il simbolo del M5S durante la campagna elettorale seppur fonti interne fanno sapere che preferirebbero che Vitiello si ritirasse o si dimettesse in caso di elezione
POLITICA
12 febbraio 2018
Castellammare. Un passato in massoneria, Vitiello: “Non mi ritiro”