Torre del Greco. Fosse stata una partita di calcio – lo sport praticato con alterne fortune fino al 2016 – si potrebbe fare riferimento al classico gol in «zona Cesarini». Essendo, invece, una corsa alla tavola imbadita del Comune – portata avanti grazie a un contratto di lavoro con un ristorante – si può tranquillamente definire la pietanza finale di un lauto pranzo: un dessert per l’ex consigliere comunale Vittorio De Carlo, un amaro per le casse del Comune.
L’autogol del difensore
Solo lo scorso week end Vittorio De Carlo aveva raccolto l’invito lanciato dall’avvocato Raffaele Russo – l’ex segretario cittadino di Italia dei Valori, a lungo schierato al fianco dell’onorevole Nello Formisano e del trasformista Domenico Maida – a costruire un tavolo di forze civiche in grado di «gettare le basi di un progetto incentrato sul rilancio economico e culturale della città» e pronto a individuare «un candidato sindaco di alto profilo etico e morale». Etica e morale, le stesse caratteristiche su cui aveva puntato l’ex capitano della Turris per il suo «debutto» a palazzo Baronale: «Mi ritengo a tutti gli effetti un rappresentante delle forze civiche», aveva sottolineato l’ex consigliere comunale della maggioranza targata Ciro Borriello, strappando qualche ironico sorriso tra gli addetti ai lavori. Perché da rappresentante delle forze civiche a seguace dei «furbetti del rimborso» il passo è stato, evidentemente, breve. Neanche il tempo di registrare l’apertura di Vittorio De Carlo allo schieramento promosso dall’avvocato Raffaele Russo e il Comune ha pubblicato il report del «sacco finale» della casta andata a casa a metà agosto del 2017. Ironia della sorte, a portare a casa gli ultimi spiccioli è stato proprio la bandiera della Turris, assunto – il 3 luglio 2017 – all’interno del ristorante gestito dal fratello Vincenzo De Carlo. Un netto cambio di settore – in precedenza l’ex calciatore entrato in consiglio comunale grazie alla lista civica Borriello Sindaco, a conferma dell’imprinting politico della sua candidatura, aveva trovato lavoro in una ditta orafa – ma con identici risultati per le casse dell’ente di largo Plebiscito.
Il conto del ristoratore
Il «principale» di Vittorio De Carlo – attraverso una nota protocollata il 24 gennaio del 2018, quando l’eco delle polemiche sullo scandalo-rimborsi ai politici si era praticamente spento con le liquidazioni finali ai vari Pasquale Brancaccio e Annalaura Guarino – ha presentato al Comune il conto per le ore di assenze del proprio dipendente dal posto di lavoro per i permessi usufruiti per la partecipazione alle commissioni consiliari. In tutto, la bellezza di 2.738 euro poi decurtati – al termine dei conteggi effettuati dai responsabili dell’ufficio di staff della segreteria generale di palazzo Baronale – a 2.426,68 euro per le 82 ore di assenza di Vittorio De Carlo dal ristorante di famiglia. Tutto legittimo, sebbene eticamente discutibile. A conferma di come l’integrità morale rispetto ai «vecchi volponi» della politica – durante i tre anni del mandato bis di Ciro Borriello erano stati diversi i consiglieri comunali baciati dalla fortuna, al punto da trovare occupazione durante gli anni del proprio mandato in municipio – si dimostri sul «campo di gioco» e non a chiacchiere. Proprio come faceva Vittorio De Carlo, ma ai tempi in cui era capitano della Turris.