Torre del Greco. Avrebbero illegittimamente trasferito i «premi di risultato» destinati ai dirigenti comunali e non spesi durante l’anno di riferimento sull’apposito capitolo di bilancio previsto per i successivi 12 mesi, provocando così un danno erariale alle casse del Comune. Ennesima bufera contabile su palazzo Baronale, con 14 ex amministratori e tecnici finiti nel mirino della procura regionale della corte dei conti in Campania. Pronta a battere cassa con i presunti responsabili dell’illegittima attribuzione del salario accessorio, chiedendo la restituzione di complessivi 116.000 euro e spiccioli. Una somma da dividere eventualmente in parti uguali tra l’ex commissario prefettizio Pasquale Manzo – il cui «interregno» durò solo tre mesi, il tempo del passaggio di consegne tra Gennaro Malinconico e Ciro Borriello – sei ex assessori della passata amministrazione comunale, l’avvocato capo Elio Benevento e i due collegi dei revisori dei conti – formati rispettivamente da Anthony Lettieri, Vincenzo Carusone e Gianfranco D’Onofrio e da Angelo Pagano, Antonio Castaldo e Pasquale Gasparri – in carica nel triennio 2013/2015 e 2016/2018.
La denuncia e l’inchiesta
Le indagini del vice procuratore Marco Cattaneo scattarono a fine ottobre del 2016, dopo l’ennesima «segnalazione» dell’ex segretaria generale Anna Lecora. Sotto i riflettori della corte dei conti della Campania, in particolare, finirono i trasferimenti dei soldi non utilizzati per i «premi di risultato» destinati ai dirigenti: «Le somme non usate nell’anno precedente contribuiscono a creare il fondo per le retribuzione di risultato – si legge negli inviti a dedurre notificati ai 14 ex amministratori e tecnici finiti sott’accusa – Il tutto senza che le stesse si aggiungano a quelle per l’anno successivo perché, altrimenti, risulterebbero ingiustificatamente incrementate rispetto all’anno precedente». Esattamente la contestazione mossa a politici e revisori dei conti.
Le delibere sotto i riflettori
Al centro delle attenzioni sono finite tre delibere – una del 2014, una del 2015 e una del 2016 – attraverso cui gli amministratori accumularono i fondi non utilizzati per i «premi di risultato». Il primo a essere tratto in errore dai revisori dei conti – secondo il ragionamento di vice procuratore regionale – fu il commissario prefettizio Pasquale Manzo, a cui viene contestata una «grave e inescusabile negligenza». Stessa contestazione per l’ex vicesindaco Romina Stilo – oggi in corsa per la poltrona da numero uno di palazzo Baronale – e per cinque ex assessori: Luigi Mele, Salvatore Quirino, Anita Di Donna, Antonio Spierto e Domenico Balzano. Per tutti c’è la possibilità di presentare controdeduzioni per provare a dimostrare la propria estraneità ai fatti. Altrimenti, come già accaduto per i contributi alle chiese, gli ex amministratori dovranno mettere mano al portafogli per restituire al Comune – insieme al prefetto e ai tecnici – circa 116.000 euro e spiccioli.