L’impegno dei preti di strada e l’esperienza dell’ex opg di Sant’Efremo I registi dei due cortometraggi presenti alle proiezioni, venerdì 6 aprile
Venerdì 6 aprile ad “Astradoc-Viaggio nel cinema del reale” si parla di Napoli con tanti ospiti e due film che provano ad entrare nell’attualità della città attraverso due spunti diversi, ma entrambi accomunati dall’idea di mostrare quanto accade oggi. Con “Luci sulla frontiera” la giornalista Ilaria Urbani racconta dei sacerdoti di strada che combattono al fianco degli ultimi; in “Je so’ pazzo” di Andrea Canova c’è, invece, la storia e la rinascita dell’ex opg di Sant’Eframo, in un continuo intreccio tra presente e passato che svela la forza magnetica di un luogo storico di Napoli che cambia volto e diventa un centro multifunzionale.
Si comincia alle 19.30 con “Luci sulla frontier”a in cui la giornalista Ilaria Urbani racconta, accompagnata dalla voce di Roberto Saviano, i sacerdoti di strada che scelgono di stare ogni giorno al fianco degli ultimi. Come in molti Sud del mondo, nelle periferie di Napoli i preti di frontiera «cercano e riconoscono chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e lo fanno durare, gli danno spazio». I missionari metropolitani operano in territori diventati spesso invisibili allo Stato e alle classi dirigenti. I preti di strada da sempre, già da prima dell’arrivo di Papa Francesco, danno un volto all’ascolto, alla solidarietà, alla comunità, alla dignità, alla libertà, alla pace. In nome dell’umanità. E di un’altra chiesa possibile. Don Franco Esposito tra i detenuti e le loro famiglie del carcere di Poggioreale, il più sovrappopolato d’Europa. Padre Antonio Loffredo tra i giovani del rione Sanità che grazie alla cultura e ai monumenti si inventano un futuro dove la camorra non deve trovare posto. Don Gaetano Romano a San Giovanni a Teduccio, ex quartiere operaio a Napoli est, ancora oggi in cerca di riscatto, crea possibilità per la formazione dei figli dei più poveri. Don Felix Ngolo dall’Africa si occupa dei ragazzi della baraccopoli di amianto ai margini dell’antica Puteoli. Padre Domenico Pizzuti costruisce percorsi d’integrazione a Scampia, quartiere reduce da decenni di narcotraffico dei boss.
Alle 21,30 sarà il regista Andrea Canova a presentare il suo “Je so’ pazzo” Dalla memoria frammentata, dimenticata di Sant’Eframo, e da quel senso di vuoto, di oblìo e di silenzio inaccettabile, nasce il bisogno di raccontare questo luogo, la sua storia e l’inizio della sua trasformazione, e di farne un film. Nasce così “Je so pazzo” il film documentario di Andrea Canova. Grazie al racconto e alla testimonianza di Michele, che lì ha vissuto per tanti anni, si sviluppa il documentario in cui si aggiungono le immagini ed i suoni del presente perché dal 2015 il luogo è stato riaperto da un collettivo studentesco e dagli abitanti del quartiere Materdei. Scorrono le immagini di ragazzini che giocano a calcetto e delle voci, dei volti di tanti gruppi di persone, di età e di provenienze diverse, che riempiono gli spazi in continua trasformazione di un luogo che sembrava destinato al silenzio e al degrado, e che oggi è pieno di attività e di nuovi abitanti che lo attraversano, e lo curano, tutti i giorni.«Il film osserva e racconta il luogo e la sua trasformazione nel tempo – dice Canova – alternando passato e presente, ed interrogandosi sul futuro». L’occhio della telecamera si muove come il vento, lungo i corridoi, verso le ore d’aria, dentro e fuori le celle, cercando di cogliere i momenti più significativi di una stagione di cambiamento, i suoi significati più profondi e metaforici, universali, che emergono dal forte contrasto tra reclusione e libertà, tra passato e presente, tra perdita della memoria e ricostruzione collettiva dell’identità di un luogo, e della sua memoria, che oggi appartiene a tutti.