«Sua figlia ha bisogno di perdere peso. Deve perdere almeno 15-20 chili altrimenti non posso confezionarle l’abito scelto». Così un noto atelier di Scafati specializzato in abiti da sposa, ad una cliente piuttosto in carne, sui 30 anni, prossima sposa. Una questione che ha seriamente rischiato di finire in un’aula di Tribunale, se non fosse per la mediazione dell’avvocato Ludovico Fattoruso, che si è ritrovato tra le mani la curiosa quanto paradossale vicenda popolare. Siamo a dicembre 2017, a chiedere l’intervento del legale scafatese è il papà della sposa, un ex commerciante di carni di Scafati, oggi in pensione e residente da qualche anno in un comune limitrofo. L’uomo è sconvolto, è consapevole che la sua primogenita è sovrappeso, ma il rifiuto di confezionarle l’abito dei suoi sogni lo vive come un affronto, un’offesa alla figlia. «Avvocà io pago e pago bene, come può l’atelier rifiutarsi di confezionare un abito. Mia figlia è stata discriminata».
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