Sono almeno due l’anno i casi di studenti universitari che schiacciati da vergogna, senso di sconfitta, paura di deludere genitori e amici, decidono di farla finita il giorno della laurea. Come e’ avvenuto ieri tragicamente per Giada, la studentessa ventiseienne di Sesto Campano (Isernia) che si e’ lasciata andare, nel vuoto, dall’ultimo piano dello stabile universitario di Monte Sant’Angelo, mentre i genitori e il fratello, arrivati in Facolta’, all’Universita’ Federico II di Napoli, erano in attesa che arrivasse il suo turno per la discussione della tesi. Skuola.net ricorda che solo negli ultimi quindici mesi – dall’inizio del 2017 – ci sono stati due casi che ricalcano quello di Giada. Il primo ha riguardato un 27enne di Chieti, figlio di una famiglia di notabili della citta’ abruzzese, che studiava Giurisprudenza a Roma e, pur di evitare che i genitori partissero alla volta della capitale per assistere alla discussione della tesi, scoprendo che era tutto falso, ha preferito spararsi in testa la sera prima del grande giorno. Esito ugualmente tragico, ma dinamica differente, per un 22enne di Badia Polesine – che si diceva laureando in Ingegneria all’universita’ di Ferrara – e che per porre fine alla sua vita si e’ lasciato travolgere da treno alla stazione di Rovigo. E’ di giugno 2016 il caso di un 27enne di Genova che si e’ ucciso con un colpo di pistola a pochi giorni dalla presunta sessione di laurea, ma gli mancavano dieci esami, l’ultimo dei quali risaliva a due anni prima. Nell’aprile 2016 un 26enne di Potenza si era ucciso nel cortile della facolta’ di ingegneria dell’universita’ Roma Tre, davanti agli occhi dei suoi colleghi; troppa la frustrazione per non riuscire a passare gli esami. Ancora Roma (Universita’ La Sapienza), ad Ingegneria a novembre 2014 un 28enne si lancio’ dalla finestra della sua casa, nel quartiere Montesacro; quella mattina aveva convocato tutti per la discussione della tesi, ma non aveva dato neppure un esame in cinque anni. Qualcuno, per fortuna, non riesce nel suo intento: e’ il caso del 26enne di Salerno che, la mattina stessa della laurea – lo scorso febbraio – anziche’ tornare a Napoli dove studiava ha premuto il grilletto contro se’ stesso. La scarsa dimestichezza con l’arma lo ha salvato ma ha perso un occhio ed e’ rimasto sfigurato. E’ invece atterrata su un’auto in sosta la 24enne che, a Messina, ha tentato il suicido dal quarto piano dell’abitazione che aveva affittato per frequentare l’universita’, neanche un mese fa. Mentre e’ stato il conforto del Telefono Amico a far desistere un giovane della provincia di Udine, nell’ottobre 2017. E una telefonata ha fatto tirare un sospiro di sollievo anche ai genitori di un 22enne di Sirolo, nelle Marche, che aveva fatto perdere le proprie tracce a 24 ore dalla laurea, a meta’ marzo di quest’anno.
CRONACA
10 aprile 2018
Universita’: laurea mancata, in media due suicidi l’anno