Nella complessa geografia criminale dell’area stabiese e dei monti Lattari Francesco “Ciccio” Di Martino occupa una posizione di rilievo. Innanzitutto per la sua parentela con Leonardo ‘o lione, boss detenuto, ritenuto elemento di spicco della camorra dei Lattari, di cui è cugino. Ma anche per il suo passato, che nei primi anni Novanta lo ha vista in prima linea nella sanguinosa faida di camorra tra il clan D’Alessandro di Scanzano e gli “scissionisti” di Mario Umberto Imparato. Insieme ad altri pregiudicati di Pimonte, Di Martino fu arruolato proprio da Imparato in vista dell’attacco alla cosca egemone in tutta l’area. Quando Mario Imparato fu ucciso in uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine, e il resto del clan venne decimato da agguati e arresti, fu tra quelli che restarono fedeli al fratello Francesco “Ciccione” Imparato, che tentò di riorganizzare i superstiti per continuare la guerra. Ma alla fine Imparato junior scomparve nel nulla, molto probabilmente vittima di lupara bianca, e anche Ciccio Di Martino finì in cella. Accusato di estorsione, oltre che di associazione a delinquere di stampo camorristico. La feroce legge del pizzo, che per anni aveva imposto soprattutto ai commercianti di Pimonte, gli costò diverse condanne e una lunga detenzione, a quasi vent’anni di reclusione. Che ha finito di scontare circa due anni fa, quando è tornato nella “sua” Pimonte, dove nel frattempo molte cose sono cambiate. Compresi gli equilibri criminali, che stando alle ultime ricostruzioni degli inquirenti, hanno visto ormai accantonati i rancori del passato con Scanzano, a favore di un’alleanza tra i Di Martino e i D’Alessandro per gestire di comune accordo i traffici illeciti nelle rispettive zone di influenza.