L’omicidio di Filippo Sabatino è un messaggio agghiacciante, che gli autori (e i mandanti) hanno voluto far arrivare in maniera forte, chiara e inequivocabile: «Possiamo uccidere chi vogliamo e quando vogliamo. Anche sotto casa vostra ». Destinatario? Francesco alias “Ciccio” Di Martino. Sembra scontato, anche se le indagini della Dda, affidate ai carabinieri della compagnia di Castellammare, sono solo agli inizi. I motivi sono molteplici: innanzitutto, il fatto che da diverso tempo, da quando Di Martino era uscito di prigione dopo aver scontato una condanna ventennale, Sabatino era diventato un suo fedelissimo. Una sorta di factotum, di cui si fidava ciecamente, e che gli faceva molto spesso anche da autista. Non a caso, anche la notte in cui il 33enne è stato ucciso, i due erano insieme. Almeno fino a pochissimi minuti prima dell’agguato messo a segno in via Gesinella: a confermarlo sono delle riprese di una telecamere di videosorveglianza posta lungo la strada statale per Agerola, da dove si dipana la stradina che conduce nel cuore della frazione Franche. In un frame acquisito dai carabinieri, guidati dal maggiore Donato Pontassuglia e dal tenente Andrea Riccio, viene ripreso chiaramente il Fiorino guidato da Filippo Sabatino, e una persona sul sedile del passeggero anteriore. Si tratta appunto di Ciccio Di Martino. Le prime ipotesi, a caldo, hanno contemplato anche l’ipotesi che potesse essere proprio lui l’obiettivo principale dell’agguato, ma al momento sembra sia stata scartata. Molto più probabile che i sicari siano entrati in azione pochi minuti dopo che Sabatino aveva lasciato Di Martino sotto casa sua per dirigersi alla propria, poco distante, sempre in via Gesinella. Una versione, questa, che sarebbe stata confermata dallo stesso Di Martino agli inquirenti, che ovviamente lo hanno interrogato poche ore dopo il ritrovamento del corpo di Sabatino, privo di vita, e del furgone, caduto in un dirupo dopoaver continuato la sua marcia priva del guidatore.Verosimilmente, quindi, il vero obiettivo dell’agguato era proprio Filippo Sabatino. Ma per quale motivo, visto che pur avendo qualche precedente guaio con la giustizia, non era dicerto un delinquente di “elevato spessore”? La risposta sarebbe proprio nella vicinanza a Ciccio Di Martino. Chi ha trucidato Sabatino – colpito con tre colpi di fucile allatesta e al volto – ha voluto “avvertire” il boss del clan Afeltra-Di Martino. E ha voluto farlo in maniera inequivocabile: nei pressi di casa sua, nella frazione “feudo” della cosca che, storicamente, era schierata con Mario Umberto Imparato durante gli anni ’90, quella della sanguinosa faida di camorra contro i D’Alessandro.Ma non è questo l’unico importante interrogativo da chiarire. L’altro, quello riguardante il movente, se accertato potrebbe portare dritto dritto agli autori e ai mandanti. E al momento l’unica pista che gli inquirenti si sentono di di poter ragionevolmente escludere è quella della droga. La “fazione” Afeltra-Di Martino che fa capo ai due boss Ciccio Di Martino e Raffaele Afeltra alias “borraccione”, storicamente infatti non si è mai dedicata al business dello spaccio né a quello, più recente, della produzione di marijuana. Affare illecito, quest’ultimo, che al contrario ha sempre visto in prima linea Leonardo Di Martino ‘o lione, cugino di Ciccio. Molto più probabile che il delitto sia maturato per vicende legate all’attività estorsiva. Ipotesi attentamente vagliata dagli inquirenti.
Monti Lattari
5 maggio 2018
Pimonte. Omicidio Sabatino, esclusa la pista della marijuana. Si punta sull’ipotesi delle estorsioni