La Fomo (fear of missing out) è la preoccupazione di essere tagliati fuori che induce il bisogno ossessivo di controllare ciò che fanno gli altri sui social. Molti arrivano addirittura a svegliarsi nel bel mezzo della notte in preda all’ansia di essersi persi qualche post. Questo ed altri disturbi del comportamento portano gli psicologi ad affermare che i social network possono creare dipendenza e causare depressione soprattutto negli adolescenti.
Negli Stati Uniti l’assuefazione dei teenager a WhatsApp, Snapchat, Facebook, Instagram, Twitter sta finendo per spedirne sempre di più in cliniche specializzate dove vengono lasciati senza internet e seguono appositi programmi di “disintossicazione”.
Il Centro ‘Paradigm’ in California, sostiene di avere un tasso di successo pari all’80% sui giovani che arrivano assuefatti ad usare gli smartphone 6-7 ore al giorno. La retta può arrivare a costare 50.000 dollari, ma alcune assicurazioni sanitarie ne rimborsano una parte.
Secondo le analisi di Common-Sense Media, una organizzazione che monitora l’uso dei social, il 50% dei ragazzi statunitensi si sente dipendente da telefonini e tablet. Alcuni ragazzi intervistati dalle tv Usa hanno raccontato lo stress causato dal continuo uso dei social media. “Avevo ansia intensa e non me ne rendevo conto – ha raccontato David Mayer, 17 anni dell’Ohio –. Ero sempre sui social, restando collegato anche 7 ore al giorno. I miei genitori mi hanno spedito in clinica. Ora, dopo 30 giorni senza internet e iPhone, sono quasi pronto a cancellare le mie presenze sui principali siti“.
E in Italia come vanno le cose? Secondo un’indagine svolta dall’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, il 95% degli adolescenti ha almeno un profilo social. Se il primo viene aperto intorno ai 12 anni, la maggior parte dei ragazzi arriva poi a gestire in parallelo 5-6 profili. E il 14% ammette di avere un finto profilo sconosciuto ai più, genitori compresi. Il 60% dei ragazzi afferma di non poter fare a meno di WhatsApp. Tra loro, quasi tutti lo usano quotidianamente per scambiarsi i compiti (93%), ma anche per chattare di continuo (70%).
Gennaro Annunziata