Torre del Greco. Le elezioni comunali non portano fortuna all’ex senatore Nello Formisano. Dopo essere stato schiantato al primo turno da tutti i restanti candidati a sindaco – fatta eccezione per Nando Raiola, sceso in campo con Casapound – il pluri-onorevole di Martini d’Africa incassa, infatti, una nuova sconfitta. Stavolta, non politica bensì giudiziaria. L’inchiesta sulla presunta turbativa del voto aperta dalla procura di Torre Annunziata sulla corsa alle urne del 10 giugno non c’entra: il verdetto si riferisce alle competizione del 2014, quando Nello Formisano si schierò a sostegno di Loredana Raia – oggi diventata, insieme a tutto il Pd, bersaglio delle «osservazioni critiche» dell’ex senatore – contro l’ex sindaco Ciro Borriello e Alfonso Ascione, all’epoca a capo del «vero centrosinistra».
L’opuscolo e le denunce
Proprio Alfonso Ascione, durante la campagna elettorale del 2014, pubblicò a proprio spese – come poi capitato a Nello Formisano con la ristampa del cosiddetto Libro Bianco scritto dal Pci contro la Dc negli anni Novanta – un opuscoletto in cui venivano illustrate le proprie linee programmatiche e contestate le «giravolte politiche» dell’ex senatore. Tre paginette in cui l’ex consigliere provinciale non mancò di sottolineare come «in relazione allo sbandierato rinnovamento con le giunte del passato, bisogna ricordare come Nello Formisano ingaggiò Domenico Maida, ex Pdl, già assessore di Ciro Borriello e rappresentante del movimento Italiani nel Mondo capeggiato da Sergio De Gregorio» senza dimenticare come «nel 2010 fece eleggere la sua fedele segretaria Anita Sala in consiglio regionale» e come «una delle due figlie ha beneficiato della concessione dell’agenzia Siae di Torre Annunziata». Infine, Alfonso Ascione riportò all’interno dell’opuscoletto le dichiarazioni rilasciate da Valter Lavitola durante il processo relativo alla compravendita di senatori: «Nello Formisano intascò, in presenza di testimoni, 50.000 euro affinché passasse con Forza Italia». Sull’ultima frase, successivamente riportata in un ampio articolo di Metropolis Quotidiano, Nello Formisano incaricò il proprio legale di fiducia di presentare una formale querela contro Alfonso Ascione e contro Metropolis Quotidiano perché – secondo la linea difensiva – in realtà, durante l’udienza celebrata davanti ai giudici del tribunale di Napoli il 12 marzo 2014, Valter Lavitola rese le seguenti spontanee dichiarazioni: «Il senatore Nello Formisano arrivò con una mazzetta di soldi da 500 euro… a occhio e croce credo fossero una cinquantina di mila euro e mi disse: Mi sono preso una mancetta… adesso questa mancetta la spenderò… per tentare di ottenere molto di più dal governo». Insomma, non esattamente le parole messe nero su bianco da Alfonso Ascione all’interno del suo opuscoletto per la campagna elettorale.
La prima bocciatura
A distanza di tre anni, il pubblico ministero Mariangela Magariello – titolare dell’inchiesta sul caso – chiese l’archiviazione del procedimento aperto con l’ipotesi di reato di diffamazione per infondatezza della notizia di reato. «L’asserita diffamazione ai danni di Nello Formisano è riconducibile – si legge nella richiesta di archiviazione – a una frase effettivamente pronunciata da Valter Lavitola nell’ambito del processo penale celebrato a Napoli a carico di Silvio Berlusconi. Se diffamazione c’è stata, la stessa sarebbe ascrivibile a Valter Lavitola contro cui non risulta essere stata sporta analoga querela. Analoghe considerazioni valgono per l’autore dell’articolo di Metropolis Quotidiano, difettando il dolo del reato in contestazione». Una richiesta di archiviazione impugnata dall’avvocato dell’ex senatore Nello Formisano, pronto a trascinare la questione davanti al gip Antonio Fiorentino del tribunale di Torre Annunziata.
La seconda sconfitta
Cambiando magistrato, tuttavia, non è cambiato l’esito del braccio di ferro giudiziario. Alfonso Ascione – attraverso l’avvocato Angelo Malinconico, erede dell’ex sindaco Gennaro Malinconico – ha prodotto una corposa memoria difensiva, riuscendo nuovamente a «battere» Nello Formisano. Nelle scorse settimane, infatti, il gip Antonio Fiorentino ha firmato l’ordinanza di archiviazione del procedimento: «Nel caso di specie – si legge all’interno del provvedimento – non può essere ascritta all’indagato una condotta di diffamazione, o quantomeno, non appare sussistente il dolo. Se è vero che la frase riportata dall’opuscolo non corrisponde letteralmente alle dichiarazioni di Valter Lavitola è altresì innegabile che il concetto è simile perché è indubbio che l’espressione “mi sono preso una mancetta… forse una cinquantina di mila euro” corrisponde nella sostanza all’espressione: “Intascò 50.000 euro”. Il concetto è identico». Così come il risultato finale: archiviazione del procedimento giudiziario e sconfitta per il «moralizzatore» Nello Formisano. A cui, evidentemente, le elezioni comunali non portano fortuna.