Castellammare – L’affare legato alla spartizione del pizzo sul nuovo porto turistico di Castellammare di Stabia. Fu questa la principale ragione alla base della terribile guerra di camorra che all’alba del nuovo millennio ha macchiato di sangue le strade della città. Un business enorme nel quale erano coinvolti tutti: dai D’Alessandro ai Cesarano, passando per gli “scissionisti” di Scanzano, guidati da Michele Omobono e Massimo Scarpa.E’ uno dei retroscena raccontati dalle motivazioni della sentenza di condanna che a marzo scorso è costata due ergastoli e pene per mezzo secolo di carcere ai vertici dell’ala dissidente della camorra stabiese. Nei giorni scorsi, infatti, la seconda sezione della Corte d’Appello di Napoli – presieduta dal giudice Patrizia Mirra – ha depositato le ragioni del verdetto. Oltre 100 pagine per scrivere l’ennesimo capitolo della guerra tra il clan D’Alessandro e gli Omobono-Scarpa.
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