Napoli – Per rendere più efficace eproduttivo il reimpiego dei beni confiscati alle mafie serve”un’agenzia con poteri più forti, come l’Anac, per esempio,capace di prendere decisioni rapide attraverso compartimentispecializzati per settore”. É la “ricetta” – spiegata all’Ansa -del magistrato antimafia Catello Maresca, praticamente unpioniere in materia di beni confiscati alla criminalitàorganizzata. Il pm è relatore insieme con i docentidell’Università Vanvitelli della Campania, di un progetto checonsentirebbe di uscire dal pantano burocratico dove al momentolangue un patrimonio immenso, fatto da 17mila immobili e oltre3mila aziende, del valore di miliardi di euro. Maresca ha una notevole esperienza in materia di contrastoalle mafie, ha condotto e vinto una vera e propria battagliacontro una delle fazioni più imprenditoriali del clan deiCasalesi, quella che faceva capo al super boss Michele Zagaria,che Maresca è riuscito ad arrestare dopo oltre 15 anni dilatitanza. Ora, la sua attività sta continuando conl’aggressione ai beni accumulati illecitamente dal clan, untesoro costituito da beni stimati in centinaia di milioni dieuro, sparsi tra Italia e l’estero. A distanza di poco più di un anno dalla creazionedell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazionedei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata(Anbcs), Maresca ricorda che, con i docenti dell’UniversitàVanvitelli della Campania, aveva messo a punto quel progetto,peraltro anche presentato alla Commissione Giustizia del Senato.Una via di uscita, spiega, dal limbo della burocrazia in cui ilreimpiego dei beni si è cacciato. Per il sostituto procuratore della Repubblica di Napoli laquestione va affrontata “principalmente risolvendo i problemilegati alla rapidità della decisione sulla destinazione delbene, che deve avvenire senza preconcetti, quindi prevedendo lapossibilità di un impiego alternativo alla destinazione sociale(vendita, affitto, etc etc)”. In sostanza, secondo Maresca, “nonci deve essere un vincolo al possibile impiego sociale primadella vendita. È infatti possibile che alcuni beni possanoessere solo venduti, oppure affittati, o impiegati in manieracommerciale, senza il timore che possano tornare nelle manidella criminalità organizzata”. Proprio per rendere possibile questa possibilità Marescaritiene fondamentale che i controlli antimafia “siano presentianche dopo l’affidamento del bene”. Un monitoraggio “penetrante- sottolinea – può consentire una nuova azione diriappropriazione da parte dello Stato qualora il bene finiscanuovamente nelle mani delle mafie”. Fulcro di questa azione deve essere un’agenzia con poteri piùforti, “un organismo quanto più somigliante all’Anac, conmaggiore capacità d’intervento nel momento dell’affidamento”.”Va anche prevista – dice ancora Catello Maresca – una eventualegestione del bene sotto il controllo dell’agenzia che può ancheproporre sanzioni in caso di mancata ottemperanza della lineadettata”. Maresca ritiene che l’agenzia debba diventare “l’organopropulsore della gestione” anche attraverso unacompartimentazione: “varie sezioni specializzate – spiegaMaresca – che lavorano con nuovi e più efficaci strumenti perrendere funzionale e produttivo il bene confiscato”.
CRONACA
10 luglio 2018
Beni confiscati: Maresca, serve agenzia con gli stessi poteri dell’Anac