Torre del Greco. Cosa possono avere in comune l’ex spina nel fianco della maggioranza guidata dal sindaco Ciro Borriello, l’ex politico finito al centro di varie inchieste giudiziarie e dipendente del consorzio Gema a San Giorgio a Cremano, il protagonista del video-scandalo delle elezioni 2018 a Torre del Greco e la pasionaria della Deiulemar compagnia di navigazione processata e assolta per gli scontri con la polizia durante un corteo degli obbligazionisti dell’ex colosso armatoriale? A partire da oggi un gruppo in consiglio comunale.
Perché, a meno di tre mesi dal voto, si chiude il cerchio del piano portato avanti da Salvatore Antifono – braccio destro locale dell’onorevole Antonio Milo – per conquistare, in tandem con il camaleonte Ciro Piccirillo, visibilità e «potere» all’interno della squadra di governo cittadino guidata dal sindaco Giovanni Palomba. Dopo lo scippo-lampo di Simone Gramegna – il figlio del sindacalista Pasquale Gramegna, i cui volantini elettorali furono immortalati nei video-scandalo sul presunto scambio di voti all’esterno della scuola di corso Garibaldi – la strana coppia formata da un poliziotto e da un ex pluri-indagato è riuscita a strappare la «fiducia» della debuttante Carmela Pomposo e a svuotare la civica Insieme per la Città messa in piedi da Alfonso Ascione e Salvatore Vito e capace di eleggere due consiglieri comunali. Appunto, Carmela Pomposo e Simone Gramegna.
Entrambi pronti a utilizzare la lista di Santa Maria la Bruna come un «autobus» per sbarcare a palazzo Baronale. E se il voltafaccia di Simone Gramegna era praticamente annunciato – i 327 voti messi in fila il 10 giugno, di cui una novantina proprio nel seggio della vergogna, erano «marchiati» Salvatore Antifono – il cambio di rotta di Carmela Pomposo è arrivato a sorpresa: «Mi sentivo isolata all’interno della maggioranza e a dispetto della nomina di un mio assessore di riferimento in giunta (l’ingegnere Monica Ascione, ndr) sentivo di non avere voce in capitolo – spiega Carmela Pomposo – Di qui è nata l’idea di costituire un gruppo a tre per avere maggiore “potere” in consiglio comunale. Ho riflettuto a lungo su questa decisione e ringrazio Alfonso Ascione per la disponibilità a raccogliere la mia candidatura all’interno di Insieme per la città: non voglio ferire nessuno, ma il mio obiettivo principale resta la tutela dei cittadini. E mi sono resa conto di non avere, da sola, la possibilità di portare avanti le mie battaglie».
Di qui, il secondo caso di trasformismo a palazzo Baronale in meno di tre mesi. A chiacchiere finalizzato al «bene della città», in sostanza diretto a conquistare un posto al sole dell’esecutivo cittadino. A danno proprio di Monica Ascione, scaricata dalla pasionaria della Deiulemar compagnia di navigazione «per avere più voce in capitolo».