«Con le aziende non si scherza. E quando si parla di posti di lavoro, prima di parlare con spot e slide, dobbiamo tutti riflettere bene. Anche condividendo alcuni principi, la Lega lavorerà prima di tutto per non creare una nuova categoria di esodati, dopodiché è disponibile a trovare formule per una nuova gestione del sostegno pubblico all’editoria. Quella sana. Che appartiene al patrimonio culturale e all’identità della nostra nazione».Esordisce così Alessandro Morelli, l’esponente leghista presidente della Commissione Trasporti della Camera dei deputati. Il parlamentare è un esponente importante nel partito di Salvini tanto da occuparsi anche di questioni legate all’editoria e alle telecomunicazioni.
La Lega è dell’avviso che il sostegno pubblico all’editoria non va cancellato. Eppure, il sottosegretario Vito Crimi, appena qualche giorno fa, dal palco del circo Massimo, ha parlato apertamente di eliminazione del fondo per il pluralismo nel giro dei prossimi due anni. Dunque ci sono distanze?
«Rispetto per le posizioni del Movimento Cinque Stelle ma la precondizione per trovare una sintesi passa per la certezza che nell’immediato e in futuro nessuno dei lavoratori perda il proprio posto di lavoro per l’azzeramento del fondo. Nella stragrande maggioranza dei casi abbiamo a che fare con cooperative no-profit di giornalisti che svolgono un lavoro attento e scrupoloso su tanti territori del nostro Paese. Non possiamo legare l’esperienza del governo del cambiamento a una “ghigliottina” che tagli le loro speranze, che azzeri il futuro di tante famiglie. Discutiamo su tutto. Ma per riformare un settore importante come quello editoriale occorrono dialogo e condivisione».
Si calcola che tra i lavoratori diretti e quelli dell’indotto il fondo per il pluralismo “regga” un settore con quasi diecimila occupati.
«Non bisogna assolutamente trascurare l’effetto moltiplicatore che il fondo riesce oggi a produrre. E nemmeno sottovalutare di quanto si sia già ridotto negli anni. Infine, bisogna valutare quanto costerebbe dal punto di vista degli ammortizzatori sociali l’esodo di massa che una norma radicale potrebbe comportare. In effetti sono altrettanto sicuro che, al di là degli slogan propagandistici, anche Crimi e il Movimento Cinque Stelle abbiano a cuore i tanti giornali locali senza padroni».
Tra l’altro, in base alle norme incentivanti della legge vigente, molte aziende hanno fatto importanti investimenti sul digitale.
«Credo che le regole del gioco non vadano mai cambiate in corsa. Dietro il settore editoriale, superate le esagerazioni del passato, ci sono tante storie di professionalità, impegno, dedizione e coraggio. Che non possono essere cancellate con un colpo di spugna».