CRONACA
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In un teatro gremito di fans, nel cuore del centro storico di Sorrento in piazza Sant’Antonino, nel celebre teatro Tasso, Stefano Bollani è tornato dopo tre anni in penisola con il suo spettacolo “Musica e Parole”. Un’ora e mezza da esperto one man show all’apertura della rassegna dedicata alla musica, alla danza e allo spettacolo promossa – nell’ambito del festival M’Illumino d’Inverno – dal Comune di Sorrento in collaborazione con la Fondazione Sorrento e la Federalberghi Penisola Sorrentina, ed organizzata da Arealive e CDRL con la direzione artistica del regista e coreografo Mvula Sungani. Tra ‘musica e parole’ racconta un Bollani da “stanzetta”, che si racconta da se insieme ai suoi “giocattoli”, che poi sono strumenti, dischi, spartiti di antiche e nuove canzoni e combinazioni oblique di note e accordi che stanno bene insieme nonostante tutto. Una lezione di stile e di relazioni, dove ad ogni nota musicale corrisponde sempre una parola, e da quella parola prende spunto e parte una conversazione quasi a tu per tu con l’ascoltatore. O con gli alieni: secondo il musicista milanese sono entità a noi invisibili che però ci guidano e con cui si ha la possibilità di entrare in contatto proprio attraverso la musica. Si è parlato però anche di vicende terrene e di ciò che rimane della musica italiana (e non), attraverso le esperienze del “moderno” trap su cui ha ironizzato per l’età dei cantanti e la grande quantità di dischi che fanno in poco tempo. Media 26 anni, esperienza da animali da palcoscenico zero. Ma anche della televisione e delle insidie dei live: alla parola ‘errore’ ha spiegato un piccolo aneddoto e cioè che mentre si suona, nel caso si sbagli una nota, il segreto per non far notare l’errore all’ascoltatore è ripetere più volte la nota sbagliata facendola sembrare voluta, quindi, parte della melodia. Poi, chiaramente, anche la musica, la sua musica. Anche qui suonata e narrata: da bambino, a sette anni, lui avrebbe voluto cantare e, visto che aveva effettivamente una voce bianca, gli hanno consigliato di iniziare con uno strumento da musicista solitario (piano, chitarra o fisarmonica). “Ma il piano mi è subito stato simpatico”, come un fedele amico che non abbandona mai la stanza e tanto meno la parete dove riposa in attesa. Primo concerto – diciamo “official” – in prima media, primi soldi da professionista a 15 anni. Poi tanto Brasile, tanti maestri, tanta gavetta, nell’accezione poetica e costruttiva nella vita di un uomo. E poi del musicista. Già, il musicista. In molti si aspettavano più note meno racconti. Ma Bollani suona anche con le parole e il pubblico deve farsene una ragione storica.
Rocco Traisci/Daniela Pollio