I calci a un pallone fin da piccolo, le partite in strada che magicamente diventano sfide al San Siro o al Camp Nou, il sogno di giocare davvero in quei stadi che cresce sempre più. Ci si allena con pioggia, sole, caldo, freddo, si prendono e si danno calci inseguendo quel sogno. Le scarpette sempre macchiate di fango e di terra che sono il miglior spot pubblicitario per chi ama il calcio. Ma quando quel fango sei costretto a ingoiarlo, quando quello sport che hai sempre amato diventa un mero business, quando il Dio denaro prende il sopravvento e devi pagare per giocare, è il momento di dire basta. Simone Petricciuolo è cresciuto con il sogno di diventare calciatore come milioni di ragazzini. A differenza di tantissimi altri lui era riuscito a realizzare questo sogno ma a soli 23 anni ha detto basta. Lo ha fatto ancora all’inizio della sua carriera, ma lo ha fatto nell’interesse di tanti altri ragazzi. Denunciando il marcio che c’è dietro, lo sporco che macchia il candore della passione di aspiranti calciatori e di tifosi. Petricciuolo, che ha indossato maglie importanti come quella dell’Avellino in serie B, della Juve Stabia, del Savoia (con cui ha vinto un campionato di serie D da protagonista), della Casertana e di tante altre, ha detto basta a soli 23 anni, con uno sfogo su Fb. “Non pensavo sarebbe giunto così presto questo momento per me”, inizia così il post di sfogo e di denuncia di Simone Petricciuolo, professione difensore di fascia.
SPORT
17 novembre 2018
Addio calcio, denuncia-choc di Petricciuolo: «In D si paga per giocare»