Torre del Greco. All’epoca in cui non esistevano gli smartphone e i fedeli non guardavano il carro trionfale attraverso lo schermo di un cellulare, la processione dell’Immacolata era «la festa» per eccellenza a Torre del Greco. All’epoca in cui non esistevano gli infallibili esperti del meteo e le previsioni del tempo si facevano scrutando il mare dalle scale della basilica di Santa Croce, non c’era mai stato bisogno di utilizzare un vistoso ombrellone per proteggere la statua della Madonna dalla pioggia. All’epoca in cui i parroci si occupavano solo di curare lo spirito della propria comunità e non la pagina Facebook della propria chiesa, il feeling tra sacerdoti e portatori era diverso. Altri tempi, appunto. Nell’anno domini 2018 – l’anno della canonizzazione di don Vincenzo Romano – succedono, invece, cose raramente viste all’ombra del Vesuvio nel giorno dedicato alla patrona della città del corallo. A partire dall’uscita forzata del carro trionfale per risparmiare i 17.000 euro eventualmente necessari a rimettere in piedi tutto il sistema del piano-sicurezza – leggi transenne anti-panico, new jersey, postazione della croce rossa e vigili del fuoco – per finire alla chiusura anticipata della processione, causa maltempo: una scelta azzeccata per proteggere la statua della Madonna da ulteriori scrosci di pioggia, ma capace di alimentare la delusione di migliaia di fedeli della zona porto della città.
Gli strascichi del 2017
Che i fattacci del 2017 non fossero completamente spariti dalla memoria dei protagonisti – un gruppo di portatori, all’altezza di corso Garibaldì, ignorò l’ordine di rientrare in basilica per il pericolo di pioggia e proseguì in solitaria il percorso stabilito insieme alle forze dell’ordine – era stato chiaro già al momento della «lettera di riconciliazione» inviata da don Giosué Lombardo ai fedeli alla vigilia dell’otto dicembre. D’altronde, il parroco di Santa Croce aveva poi assunto una posizione «defilata» rispetto all’evento, affidando la parte organizzativa al piccolo don Nico Panariello. Una silenziosa protesta, dopo le feroci polemiche dell’edizione 2017.
Prigionieri del piano-sicurezza
Dopo il rinvio di sabato 8 dicembre – fino alle 10.30 una pioggia battente era caduta sulla quarta città – la Regione Campania aveva emanato un allerta-meteo per forti raffiche di vento. Ma – alle 10 in punto – il carro trionfale dell’Immacolata è regolarmente uscito dalla navata centrale della basilica, con buona pace delle previsioni del tempo e delle minacciose nuvole presenti all’orizzonte: un’uscita ripresa da centinaia di smartphone e – conseguentemente – salutata da meno applausi del solito. Poi il corteo religioso si è avviato lungo il tradizionale percorso. Ma – all’altezza di piazza Martiri d’Africa – uno scroscio di pioggia ha costretto i fedeli a un’improvvisa «modifica» del carro trionfale, con l’utilizzo di un ombrellone da spiaggia per coprire la statua della Madonna. A quel punto, la processione si è trasformata in una sorta di quiz sulla fine anticipata del corteo. Il gps montato sul carro trionfale – pubblicizzato dalla pagina Facebook della basilica di Santa Croce – ha smesso di funzionare a causa dell’acqua e i fedeli sono dovuti ricorrere alla «vecchie maniere» per individuare la posizione dell’Immacolata.
Il rientro anticipato
A chiudere un’edizione destinata in ogni caso – come la precedente – a essere ricordata, la decisione di chiudere anzitempo la sfilata lungo le strade cittadine per evitare ulteriori incidenti di percorso. Dopo avere valutato attentamente le condizioni meteo, Chiesa e forze dell’ordine hanno deciso per il rientro anticipato in basilica: l’Immacolata è tornata «a casa» alle 12.30 in punto, senza effettuare neanche metà del tragitto. E senza passare per corso Garibaldi, la strada dove lo scorso anno si consumò lo strappo tra don Giosué Lombardo e un gruppo di portatori della zona mare.