NAPOLI – Voti comprati in cambio di trenta euro o di cresime. Era un vero e proprio mercato del voto quello emerso nel comune di Maddaloni dall’indagine della Dda di Napoli (sostituto procuratore Luigi Landolfi e procuratore aggiunto Luigi Frunzio) e della Polizia di Stato, che ha portato agli arresti domiciliari l’ex consigliere comunale Teresa Esposito, sorella del boss della camorra locale Antonio Esposito, i suoi due fratelli Giovanni ed Edoardo e la mamma dei fratelli, la signora Carmela Di Caprio. Nell’indagine risultano indagati anche il sindaco di Maddaloni, Andrea De Filippo, la cui abitazione è stata perquisita dagli investigatori della Squadra Mobile di Caserta guidata da Filippo Portoghese. Tra gli indagati figura anche un funzionario del Comune. Per l’accusa, il primo cittadino, eletto appena pochi mesi fa, avrebbe promesso controlli “vessatori” in una ditta di distribuzione gas per ottenere un pacchetto di voti da un altro imprenditore, dello stesso settore, che in cambio delle preferenze dei suoi dipendenti voleva che il sindaco fiaccasse la concorrenza. Per tutti l’accusa è voto di scambio e corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso. Nel mirino dei magistrati anticamorra sono finite le elezioni amministrative del maggio scorso, e in particolare la figura di Teresa Esposito, già eletta consigliere in due occasioni, che si era presentata anche alla recente tornata con la lista OrienTiamo; la donna è risultata seconda in lista con 297 preferenze, ma non ce l’ha fatta ad essere eletta. Per gli inquirenti la Esposito e i parenti avrebbero promesso in vista delle elezioni, soprattutto a residenti del loro quartiere, quello di via Feudo in cui il fratello boss storicamente dettava legge, denaro – somme dai 10 ai 30 euro – posti di lavoro in aziende comunali e persino cresime. Tra gli episodi emersi quello relativo ad un intermediario della Esposito, che grazie ad un parroco di Arzano (Napoli) avrebbe fatto cresimare venti persone di Maddaloni, senza fare loro sostenere il corso; i cresimati avrebbero poi dato il voto alla candidata. In una intercettazione, la Esposito chiede il voto anche alla famiglia di un uomo che, come lei, è candidato, ma in un’altra lista. I familiari accettano di votarla ma dividendo le preferenze tra il loro parente e Teresa Esposito. Teresa, però, a differenza dell’avversario, paga per ogni voto. Proprio per questo motivo tra i componenti la famigliola scoppia un litigio per accaparrarsi il voto della Esposito, e intascare così i 30 euro. I fratelli Esposito – è emerso – procacciavano voti nel quartiere senza spendere il nome del boss; bastava che si facessero vedere perché le persone si adeguassero alle richieste. Nessuno tra i residenti ha denunciato episodi di voto di scambio, ne ha collaborato con le indagini. Tra i capi di imputazione figurano inoltre le minacce rivolte a coloro che in quella tornata elettorale non votarono Teresa Esposito, malgrado la promessa della propria preferenza. Qualche settimana prima del voto, infatti, al fratello boss, venne comminato un ergastolo in primo grado, e questo attenuò sensibilmente il potere intimidatorio di Teresa Esposito, convincendo molte persone a non votarla. Dalle intercettazioni è emersa una vera e propria caccia al traditore, visto che Teresa si attendeva un centinaio di voti in più rispetto a quelli poi presi.
CRONACA
12 dicembre 2018
Denaro, cresime e controlli ‘vessatori’ in cambio di voti. Arrestati tre fratelli boss e loro madre. Indagato il sindaco