Torre del Greco. L’incubo chiusura era stato scongiurato al termine di una lunga battaglia in difesa del diritto alla salute pubblica all’ombra del Vesuvio. Una crociata portata avanti da un gruppo di irriducibili attivisti, capace di convincere il governatore Vincenzo De Luca a stoppare il «taglio» inizialmente previsto dal piano di rientro del deficit sanitario promosso dalla Regione Campania: «Il pronto soccorso non si tocca», avevano esultato i politici del territorio capeggiati dalla pasionaria Loredana Raia. Anzi, a distanza di un anno, erano scattati gli interventi di restyling dei locali al piano terra e la «rinascita» del reparto sembrava in fase di decollo. Invece, potrebbero essere proprio i pazienti di Torre del Greco – insieme ai potenziali malati di Ercolano e Portici – a segnare la fine del pronto soccorso del nosocomio di via Montedoro.
I numeri della crisi
La «fotografia» della crisi in cui è piombato il pronto soccorso dell’ospedale Agostino Maresca – complice il tira & molla sullo spettro chiusura cominciato a partire dal settembre del 2011 – può essere racchiusa in un’immagine: il reparto completamente vuoto. è sabato sera, sono circa le 21: all’accettazione del triage non c’è nessuno, la guardia giurata passeggia tranquillamente tra i corridoi deserti della struttura sanitaria. All’improvviso, si apre la porta d’accesso: un guizzo di curiosità accende lo sguardo spento del vigilante alla vista di un anziano alle prese con un attacco di colecisti. Il paziente viene fatto immediatamente accomodare su una barella, lo spazio non manca. A lungo, resterà l’unico malato della serata. D’altronde, perfino agli operatori del 118 è stato «consigliato» di accompagnare eventuali vittime di incidenti stradali direttamente all’ospedale del Mare di Napoli. Insomma, il «lavoro» per medici e infermieri è ridotto al minimo: un aspetto positivo per il personale e i pazienti, ma destinato a pesare come un macigno sul futuro dell’ospedale Agostino Maresca. A oggi, le visite al pronto soccorso si attestano intorno a una media di 50 accessi al giorno: non propriamente un boom, considerato come il Sant’Anna e Madonna della Neve di Boscoreale – nosocomio di riferimento dell’area di Torre Annunziata e vesuviana – arrivi a toccare quota 100 accessi quotidiani. Per rendere l’idea dello «stato comatoso» in cui versa il reparto di primo intervento della struttura sanitaria di via Montedoro basta guardare i numeri del San Leonardo di Castellammare, non a caso diventato punto di riferimento «privilegiato» dei consiglieri regionali: ogni giorno in viale Europa transitano circa 200 pazienti per raggiungere la struttura sanitaria con un bacino d’utenza di circa 350.000 abitanti. Dati capaci di fare scattare l’allarme all’ombra del Vesuvio: «Se scendiamo sotto i 40 accessi al giorno, rischiamo la chiusura», la riflessione degli operatori sanitari «salvati» dalla politica e ora «condannati» dai cittadini pronti a puntare su diverse strutture sanitarie per le cure mediche.