Torre del Greco. Si allarga l’inchiesta condotta dalla procura di Torre Annunziata sulle elezioni «inquinate» all’ombra del Vesuvio. A sei mesi dalla corsa alle urne vinta da Giovanni Palomba – capace di battere al ballottaggio il candidato del centrodestra Luigi Mele – si arricchiscono di ulteriori e inquietanti retroscena le indagini portate avanti dal procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli, ex pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia di Napoli. Perché insieme ai «nomi noti» della carovana del buongoverno già finiti sotto i riflettori degli investigatori – spunta a sorpresa il leader della «coalizione dei volti puliti» guidata dall’onorevole Nello Formisano, oggi seduto tra i banchi dell’opposizione di palazzo Baronale: l’ex consigliere comunale Domenico Maida – figlio di Vincenzo Maida, assessore sia con Valerio Ciavolino sia con Ciro Borriello – primo della lista civica Cuore Torrese con 717 voti. Un boom di preferenze insufficiente per strappare il pass per il ritorno in municipio, ma ugualmente capace di catturare le «attenzioni» dell’ex pm della Dda di Napoli.
La proroga delle indagini
Il nome di Domenico Maida compare, infatti, all’interno dell’elenco di 13 indagati a cui è stato notificato l’avviso di proroga delle indagini richiesta e ottenuta dal procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli proprio sulla scorta degli elementi emersi durante i primi sei mesi di accertamenti e interrogatori. Per il fedelissimo di Nello Formisano – in pole position per entrare in consiglio comunale in caso di dimissioni dell’ex senatore – viene ipotizzato il reato di voto di scambio nonché il reato di associazione per delinquere contestato a tutti i protagonisti di uno scandalo finito, grazie a diversi video circolati in rete, all’attenzione dei media nazionali.
L’esercito di netturbini
L’elenco ufficiale degli indagati conferma le indiscrezioni trapelate già all’indomani della raffica di perquisizioni domiciliari effettuate dalle forze dell’ordine in corso Garibaldi, a due passi dai «seggi incriminati» dell’istituto superiore Cristoforo Colombo. In cima all’elenco degli indagati c’è Giovanni Massella, l’erede di un boss trucidato in un agguato di camorra diventato «confidente» dei carabinieri della caserma Dante Iovino. Insieme al quarantaduenne di corso Garibaldi ci sono il figlio Ciro Massella – ex netturbino- precario, oggi a capo della protesta organizzata davanti al municipio – e diversi assunti dal consorzio Gema, attraverso il progetto regionale garanzia giovani, proprio alla vigilia delle elezioni: una «coincidenza » dietro cui gli investigatori intravedono la longa manus dei colletti bianchi della politica.
L’ex golden boy di Forza Italia
La proroga delle indagini ottenuta dal pm Pierpaolo Filippelli potrebbe avere ripercussioni immediate all’interno della maggioranza targata Giovanni Palomba, ascoltato due volte a sommarie informazioni testimoniali durante i primi sei mesi di indagini. Perché le aspirazioni di Stefano Abilitato – mister 927 voti sogna di strappare una nomina da assessore in vista dell’imminente rimpasto – potrebbero essere frustrate dalle «cattive notizie» provenienti dal palazzo di giustizia di via Nazionale. D’altronde, lo scenario dipinto dal titolare del fascicolo non sarebbe rassicurante: l’ex golden boy di Forza Italia è sospettato di avere agevolato insieme all’amico e consulente Simone Onofrio Magliacano, ex assessore al bilancio durante il primo mandato di Ciro Borriello – l’assunzione dei netturbini-precari, poi assoldati come «galoppini elettorali» per favorire la corsa dello stesso Stefano Abilitato in consiglio comunale.
L’uomo della onlus di Natale
A completare il quadro, lo sponsor elettorale di Giovanni Palomba: Domenico Pesce risulta indagato per i pacchi alimentari destinati ai poveri e distribuiti a pochi giorni dalla corsa alle urne. Pacchi in cui sarebbero «casualmente» finiti volantini e santini elettorali per convincere i destinatari a puntare sul candidato giusto. Una vera e propria tegola per l’ex presidente della Turris, oggi organico alla maggioranza – il suo nome compare all’intero della chat di gruppo dei consiglieri comunali – e già chiamato, proprio con la onlus finita sotto i riflettori della magistratura, a organizzare gli eventi promossi dal Comune per le festività natalizie. Ovviamente con soldi pubblici.