I dati personali sono il petrolio dei nostri tempi, e, secondo dati forniti dalla Commissione Ue, sono quasi 100mila i ricorsi presentati dai cittadini dopo l’entrata in vigore del Gdpr, il nuovo regolamento europeo sulla privacy approvato a fine maggio 2018. La protezione dei dati personali quando si naviga in rete è uno dei temi più dibattuti degli ultimi anni. Un numero crescente di utenti sta prendendo coscienza dell’importanza di adottare adeguate misure di tutela mirate a difendere la propria identità digitale ed evitare intrusioni dal cosiddetto cybercrime. Per far crescere questa consapevolezza, dal 2006, ogni anno, il 28 gennaio si celebra il Data Privacy Day, un evento globale con manifestazioni e convegni sul tema organizzati in tutto il mondo, Italia inclusa.
Il Data Privacy Day si focalizza sullo sviluppo di strumenti, metodologie e best practice che permettano agli internauti di difendere la privacy “dall’assalto” delle società specializzate in raccolta dati. Ma anche su soluzioni di recupero dati, come nel caso del backup. Il processo di recovery è uno dei cardini fondamentali sia in ambito professionale, che in quello privato. Dietro ad esso si celano grandi e piccole imprese digitali, ma pure molte curiosità. Una di queste, tra le più conosciute, investe il mondo del cinema.
Alludiamo a Toy Story, che, grazie ai suoi diversi capitoli, è considerata una delle saghe d’animazione più apprezzate. Ma non tutti sanno che durante la lavorazione di Toy Story 2, qualcuno accidentalmente cancellò tutto il film generando una situazione di panico nell’impero della Pixar.
Nel corso della produzione i tecnici stavano lavorando sui personaggi animati quando l’avvio errato di un comando, comunemente usato per eliminare un sottoinsieme di file indesiderati, provocò la cancellazione di ogni file nella directory principale del progetto Toy Story 2. All’epoca i backup venivano archiviati su un’unità nastro, e poiché i file avevano raggiunto dimensioni di 4 gigabyte la dimensione massima del file era stata superataAlla Pixar serpeggiava il panico e la disperazione, quando arrivò un’improvvisa illuminazione. Galyn Susman, direttore tecnico supervisore del film aveva lavorato da casa da una potente workstation Silicon Graphics su cui aveva copiato l’intero albero dei file. L’ultimo aggiornamento di backup che la sua workstation aveva effettuato era di un paio di settimane, un contesto comunque decisamente più positivo rispetto al disastro in corso alla Pixar. Lo step decisivo fu il trasferimento della workstation presso la sede della Pixar per avviare il processo di copia dei file. “Abbiamo lavorato da venerdì a lunedì mattina, senza interruzioni, con turni a rotazione con cibo e sacchi a pelo, in circa 10 o 12 di noi” ricorda Susman.
Così, grazie a un backup “casalingo”, venne salvato uno dei capolavori del cinema di animazione. Un episodio noto alle società specializzate. Come Acronis, leader globale della protezione informatica e delle soluzioni di backup cloud ibride che, attraverso i suoi prodotti protegge tutti i dati in ogni ambiente fisico, virtuale, cloud, nonché i carichi di lavoro e le applicazioni mobili, definendo gli standard per quanto riguarda la protezione informatica e storage nel cloud ibrido.
Gennaro Annunziata