Torre del Greco. Una risposta scostante e infastidita salvò l’ex sindaco Ciro Borriello dalla tagliola giudiziaria sul doppio appalto per le luminarie natalizie delle festività 2015-2016. E confermò – agli occhi del pubblico ministero Rosa Annunziata, titolare dell’inchiesta – le «pesanti ingerenze» dell’ex assessore ai lavori pubblici Luigi Mele sul funzionario Mario Pontillo, all’epoca responsabile del settore servizi tecnologici del Comune. Il retroscena emerge dalle 245 pagine della richiesta di applicazione di misura cautelare – divieto di dimora in Campania – a carico dell’attuale consigliere comunale d’opposizione di Forza Italia e disegna uno spaccato inquietante della «vita politica» all’ombra del Vesuvio.
Lo scontro sul noleggio
Siamo a fine novembre del 2015, quando gli investigatori intercettano una telefonata di Luigi Mele – indagato per turbativa d’asta e abuso d’ufficio – al sindaco Ciro Borriello. Il primo cittadino è in compagnia dell’assessore Anita Di Donna e si lamenta dei problemi relativi all’acquisto delle luci necessarie per accendere le feste a Torre del Greco. Davanti alla richiesta del chirurgo plastico con la passione per la politica di procedere a un secondo bando per le luminarie da 40.0000 euro, Luigi Mele prima propone di procedere a una semplice «implementazione» da 20.000 euro – in modo da evitare i «pericoli» legati a una seconda gara del tutto identica alla prima – e poi, davanti alla fermezza del sindaco, suggerisce di indire un bando per il semplice noleggio: un escamotage – secondo il pm Rosa Annunziata – adottato per aggirare il rischio del frazionamento dell’appalto, già ventilato dal segretario generale Anna Lecora. Singolare come -utilizzando la stessa espressione ritenuta dalla procura di Torre Annunziata una «prova» degli interessi del primo cittadino sulla Nu – Ciro Borriello ribadisca come «dobbiamo riempire tutta Torre del Greco di luci» e si raccomandi con Luigi Mele di prendere «materiale di qualità e non cose scadute». Un «avvertimento» accompagnato da una battute sulle trasferte all’estero per lavoro: «La roba cinese ve la porto io l’anno prossimo». La conversazione – secondo la titolare delle indagini – escluderebbe Ciro Borriello dalla ingerenze sull’appalto e confermerebbe come il solo Luigi Mele si interfacciasse con il funzionario Mario Pontillo, arrivando «a interferire pesantemente – scrive il pubblico ministero – sulle modalità di scelta del contraente».
La lite al telefono
Una tesi confermata da una seconda conversazione telefonica catturata dagli investigatori il giorno successivo la festa dell’Immacolata del 2015. A dispetto delle raccomandazioni del primo cittadino, l’attuale esponente di Forza Italia non è riuscito a risolvere la questioni delle luci e chiede «lumi» al suo mentore: «Ciro, ma con quel fatto delle luminarie cosa vogliamo fare?». Una domanda capace di fare andare il sindaco su tutte le furie. Pronto a sbottare pesantemente contro il suo assessore ai lavori pubblici: «Che ne so, decidi tu Luigi: mi sono rotto il cazzo, l’anno prossimo…». Dunque, la conclusione a cui è arrivato il pubblico ministero Rosa Annunziata, il politico di Forza Italia ebbe «il permesso di decidere deliberatamente e Luigi Cacace procederà al montaggio delle luminarie senza alcuna autorizzazione e senza essersi aggiudicato l’appalto». Circostanza per cui, adesso, Luigi Mele rischia davanti ai giudici dell’ottava sezione della corte d’appello di Napoli la misura cautelare del divieto di dimora in Campania.
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