Lo striscione contro i pentiti sul falò «è stata solo una bravata », l’obiettivo era quello di «trovare un escamotage per attirare l’attenzione delle cronache e far sapere a tutti che il nostro era quello più alto e più bello di Castellammare di Stabia». Così i tre protagonisti del falò della vergogna del rione Savorito, destinatari di un’ordinanza di divieto di dimora in Campania, hanno risposto al gip del Tribunale di Napoli Valeria Montesarchio, nel corso dell’interrogatorio di garanzia che è andato in scena nella mattinata di ieri. Francesco Imparato (25 anni), Antonio Artuso (19) e Fabio Amendola (31) sono indagati per istitgazione a delinque aggravata dal metodo mafioso relativamente all’episodio avvenuto lo scorso 8 dicembre.Sarebbero stati loro, insieme a due minorenni (V.C., figlio di un pezzo da novanta del clan che fa affari con lo spaccio al Savorito, e F.P.) indagati dalla Procura competente, a sistemare il manichino impiccato con un cappello delle forze dell’ordine in testa e soprattutto quello striscione con la scritta: «Così devono morire i pentiti, abbruciati», che ha fatto il giro di tutte le tv nazionali.
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