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Uccide il suocero per vendicare gli abusi sulla figlia. Fermati i due killer
CRONACA
26 febbraio 2019
Uccide il suocero per vendicare gli abusi sulla figlia. Fermati i due killer
Redazione

MILANO  – Escono dalla caserma di Rozzano tra gli applausi dei pochi presenti, una decina di parenti che li aspettano all’esterno. Hanno 35 e 27 anni, piumino marrone uno, nero l’altro, jeans col risvoltino, volto inespressivo. Emanuele Spavone, di 35 anni, e Achille Mauriello, di 27, si sono costituti nel pomeriggio accompagnati dal proprio avvocato e poche ore dopo sono usciti in stato di fermo per omicidio aggravato. Hanno ammesso di essere loro i killer di Antonio Crisanti, il 63enne ucciso con quattro colpi di pistola poco prima delle 18 di ieri in un parchetto accanto al supermercato”Il Gigante” di Rozzano, a sud di Milano. A sparare sarebbe stato suo genero, 35enne con precedenti per droga, reati contro il patrimonio, contro la persona e resistenza a pubblico ufficiale. E’ lui a confessarlo al magistrato durante l’interrogatorio: racconta di aver ucciso il suocero perché lo riteneva colpevole di aver abusato della sua bambina di 5 anni. Episodi che sarebbero avvenuti quest’estate, quando il nonno ha ricevuto l’incarico di occuparsi della nipotina. Quando quest’ultima ha iniziato a rivelare le attenzioni particolari del 63enne, hanno deciso di affidarsi alla procura. La bambina è stata ascoltata in audizione protetta, Crisanti è stato indagato e la famiglia si è spaccata in due. Su consiglio di alcuni parenti il nonno si è trasferito a casa di conoscenti a Napoli (era nato nel quartiere Secondigliano) ma nei giorni scorsi, forse convinto che le acquesi fossero ormai calmate, è tornato in zona. Ha sottovalutato la minaccia del genero, che secondo i bene informati aveva chiaramente promesso di eliminarlo se si fosse presentato a Rozzano. Nel suo racconto, il 35enne ha detto agli inquirenti di aver incontrato la sua vittima per caso, escludendo così la premeditazione. Una versione che non convince i carabinieri e i pm Monia Di Marco e l’aggiunto Letizia Mannella, secondo cui i killer avrebbero girato un bel po’ con lo scooter proprio in cerca dell’obiettivo. In ogni caso, poco prima delle 18, lo hanno trovato accanto al supermercato, stava chiacchierando con alcuni conoscenti. Il genero ha urlato il suo nome in modo che il capannello si aprisse e gli lasciasse spazio per prendere la mira. Ha esploso 5 colpi calibro 9×21, quattro dei quali sono andati a segno: due all’addome, uno alla spalla e uno – probabilmente quello fatale- al collo. Un quinto proiettile è stato trovato dagli uomini della Scientifica durante i sopralluoghi. Dell’arma non c’è traccia, i due hanno risposto alle domande ma non hanno fornito indicazioni per recuperarla. L’azione di fuoco è durata pochi secondi, poi il 35enne è scappato su un SH guidato dal complice, un 27enne incensurato che lavora come manovale alla Fiera. Sulla sua pagina Facebook, sotto la foto profilo, a dicembre un contatto ha scritto “che faccia da killer”. Non immaginava che senso avrebbe avuto solo due mesi dopo

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