NAPOLI – Si è avvalso della facoltà di non rispondere Marco di Lauro, nel corso dell’interrogatorio davanti al GIP di Napoli Pietro Carola, nel carcere napoletano di Secondigliano, dove è stato chiuso dopo il suo arresto avvenuto sabato scorso a Chiaiano, al termine di una operazione interforze di Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza. Assistito dagli avvocati Carlo e Gennaro Pecoraro, il giudice gli ha contestato l’ipotesi di reato di associazione di stampo mafioso finalizzata al traffico di stupefacenti che avrebbe commesso a cavallo tra gli anni 2007-2008. Poco prima dell’incontro con il giudice, l’avvocato Carlo Pecoraro ha illustrato al boss le sue pendenze giudiziarie: Marco Di Lauro è apparso poco al corrente degli addebiti che gli sarebbero stati contestati di lì a poco dall’autorità giudiziaria. Domani nuovo interrogatorio, questa volta davanti al GIP Marco Carbone, in merito a una seconda contestazione, sempre relativamente alla stessa ipotesi di reato, ma per un periodo più esteso.
La compagna ai vicini, scusatemi per il falso nome
Ha chiesto scusa, prima di lasciare l’abitazione, Cira Marino, 29 anni, la compagna “storica” diMarco Di Lauro, il boss dell’omonimo clan di Secondigliano fondato dal padre Paolo, detto “Ciruzzo ‘o milionario”. Dopo l’arresto del compagno, la donna, che per tutti questi anni ha fatto la vita del latitante, come il suo uomo, ha voluto chiedere venia ai suoi vicini, gli inquilini dell’edificio di via Emilio Scaglione, nel quartiere Chiaiano-Piscinola diNapoli, per essersi sempre fatta chiamare Annamaria. Una bugia necessaria per tutelare Marco, in fuga dalla giustizia da ben 14 anni. Poi, prese le sue cose, è andata via.Adesso è indagata a piede libero per favoreggiamento.