Torre del Greco. Il fuoco covava sotto la cenere, alimentato da una serie di messaggi WhatsApp capaci di scatenare – come riportato da Metropolis Quotidiano – l’ennesimo strappo all’interno della litigiosa maggioranza guidata dal sindaco Giovanni Palomba. E il week-end lontano da palazzo Baronale non è bastato a rasserenare gli animi dei protagonisti dello scontro via chat. Anzi. Alla prima occasione utile, il presidente del consiglio comunale Felice Gaglione e Michele Langella – capogruppo della lista civica Dai – sono passati dalle parole ai fatti, arrivando a scrivere l’ennesima pagina nera della storia politica di Torre del Greco. Dove – fino a oggi – le furibonde liti erano sempre rimaste chiuse tra le stanze del municipio. Stavolta, invece, gli esponenti della maggioranza guidata dallo storico figlioccio della Dc all’ombra del Vesuvio si sono «affrontati» in pubblico sotto lo sguardo degli sbigottiti colleghi.
Mezzogiorno di fuoco
Il giorno di ordinaria follia in municipio è cominciato intorno alla mezza, mentre al primo piano di palazzo Baronale era in corso una partecipata riunione sul futuro programma di sviluppo urbano. Un confronto voluto dai grillini Vincenzo Salerno e Santa Borriello a cui hanno preso parte l’assessore Luisa Refuto, il vicesindaco Annarita Ottaviano e il dirigente Giuseppe D’Angelo insieme a vari rappresentanti della maggioranza: la discussione è filata via serena fino all’arrivo del capo dell’assise, come sempre accompagnato dalla partner elettorale Iolanda Mennella. In pochi minuti, gli animi si sono riscaldati finché Michele Langella – autore del messaggio in cui Felice Gaglione veniva accusato di «sgarbo istituzionale» per la gestione monocratica del consiglio comunale dei bambini, iniziativa voluta dall’assessore alla pubblica istruzione Anna Pizzo – non ha provato a lasciare la stanza. Il capogruppo di Dai è stato bloccato sulla porta dal capo dell’assise, pronto a chiedere spiegazioni al collega: «Qualche ora prima della seduta – sottolinea Felice Gaglione – avevo inviato un messaggio all’assessore Anna Pizzo per offrire la mia collaborazione alla gestione dei lavori, considerando come in sala fossero state recentemente installate nuove attrezzature. Le accuse di sgarbo istituzionale mi sono sembrate fuori luogo, perciò volevo un chiarimento davanti a tutti». Un chiarimento che Michele Langella avrebbe voluto rinviare di qualche minuto, il tempo di approfondire una questione con il vicesindaco Annarita Ottaviano. «Invece, il presidente del consiglio comunale mi ha chiuso la porta in faccia e mi spintonato all’interno della sala commissioni», la versione di Michele Langella. Solo il provvidenziale intervento di alcuni consiglieri comunali – a partire dai colleghi di maggioranza Luigi Caldarola e Antonio D’Ambrosio, i primi a dividere i contendenti – hanno scongiurato il rischio di un’ulteriore degenerazione della lite. «Sono stato offeso e provocato: le accuse di Michele Langella erano completamente infondate, come conferma lo scambio di messaggi WhatsApp con Anna Pizzo. Alla fine – prova a gettare acqua sul fuoco Felice Gaglione – non è successo nulla, solo un acceso scambio di vedute».
L’ipotesi denuncia
Completamente opposta la convinzione di Michele Langella: «Non mi sarei mai aspettato un simile attacco – conclude il capogruppo di Dai – Ho già contattato il mio legale per valutare l’ipotesi di denunciare l’episodio». Insomma, una volta toccato il fondo, l’amministrazione comunale targata Giovanni Palomba sembra intenzionata a cominciare a scavare.
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