CASTELLAMMARE DI STABIA – Cinque ricorsi, centinaia di pagine divise tra atti, documenti e motivi d’impugnazione. Un fascicolo enorme, una pila di scartoffie messe insieme per provare a cancellare la maxi-stangata arrivata a febbraio dello scorso anno. E’ l’ultima chiamata per i nuovi boss stabiesi. Dentro o fuori, senza più appello. Il processo ai killer della faida di Castellammare di Stabia è arrivato alle battute finali. A luglio è stato fissato l’ultimo braccio di ferro di una battaglia legale durata dieci, lunghissimi anni. Sarà la Cassazione a decidere. A firmare un verdetto che fa già tremare ciò che resta di quell’organizzazione criminale pronta – così teorizza l’Antimafia – a mettere in ginocchio niente meno che il clan D’Alessandro.
Il processo
Colpire i vecchi padrini per mettere le mani sull’affare delle estorsioni, la bonifica del Sarno e il nuovo polo turistico: era questo il piano segreto di Michele Omobono e Massimo Scarpa, i due ras che sognavano di spodestare Scanzano. Per questo avrebbero ordinato gli omicidi eccellenti di Giuseppe Verdoliva, alias Peppe l’autista, e Antonio Martone. Due pezzi da novanta del clan D’Alessandro.
Ciro Formisano
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