Torre del Greco. La crociata è partita dal web, abituale punto di ritrovo delle 13.000 «vittime» della Deiulemar compagnia di navigazione. E punta a cancellare il nome delle tre famiglie responsabili del tracollo economico di un’intera città da un simbolo di Torre del Greco, la statua del Cristo Redentore sulla banchina di ponente del porto: un’opera realizzata con il contributo di tutti gli armatori locali, a cui venne dedicata una lapide ai piedi della scultura in bronzo. Ma oggi i ringraziamenti alle famiglie Della Gatta, Iuliano e Lembo suonano come una beffa per chi si è visto portare via i risparmi di una vita dal fallimento della cosiddetta «Parmalat del mare».
Di qui, l’idea di promuovere una raccolta di firme da indirizzare alle autorità competenti affinché venga rimosso qualsiasi riferimento a chi «con la propria condotta amorale ha messo in ginocchio un intero tessuto urbano». Una provocazione accompagnata da sconfortate riflessioni sul calvario iniziato con la dichiarazione di fallimento del 2 maggio 2012: «Già dovevano essere cacciati a pedate da Torre del Greco – l’urlo del popolo dei truffati – ma pensare che di qui a decine di anni i nostri nipoti possano leggere sulla lapide del Cristo Redentore i loro nomi fa accapponare la pelle: in futuro le tre famiglie Della Gatta, Iuliano e Lembo dovranno solo e unicamente essere ricordate per la vigliacca truffa perpetrata ai danni di migliaia di risparmiatori».
Un’iniziativa capace di raccogliere subito decine di adesioni e non solo. Perché, accanto all’idea dell’eliminazione dei nomi dalla lapide ai piedi del Cristo Redentore, qualcuno ha rilanciato l’idea di cancellare la strada intitolata a Giovanni Battista Della Gatta: «Si torni a chiamare viale delle Mimose, bisogna cancellare ogni traccia dei vampiri», la proposta lanciata dagli ex obbligazionisti.