NAPOLI – E’ la storia simbolo dell’Universiade. Una storia di sport, solitudine e amicizia, solidarietà e sudore e sorrisi. E’ la storia di Anoucka, 22enne studentessa di scienze motorie all’Università di Antananarivo, in Madagascar. La ragazza arriva a Napoli per la sua prima grande gara internazionale, nel salto triplo. Non ha uno staff, solo una compagna di nazionale, che farà tennistavolo. In pista è forte, sulla burocrazia deve lavorarci e così non presenta allo staff il documento di conferma della sua prenotazione alla gara, ma fa amicizia. Sulla nave-villaggio viene adottata dal team del Brasile. “Ero curioso della sua storia – racconta Fernando Roberto De Oliveira, capo allenatore dell’atletica verdeoro – e abbiamo amicizia. Non sapeva che ci fosse lo stadio per gli allenamenti e così l’abbiamo con noi”. Il giorno della gara, però Anoucka scopre di non essere iscritta: “Un giudice di gara olandese – racconta De Oliveira – è stato inflessibile. Senza aver presentato la conferma, niente gara”. Anoucka cade in ginocchio e piange: “Ero distrutta – dice ora, ma con un sorriso – non sapevo di dover presentare il documento e sognavo di partecipare a questa festa dell’atletica”. I dirigenti brasiliani cercano di convincere il giudice, ma niente, poi l’idea: E se presenta domanda per una gara di domani?. C’era posto nei 100, nei 5000 e nell’eptathlon. Anoucka sa correre e saltare, sceglie l’eptathlon, ma nella vita non ha mai fatto gli ostacoli o lanciato un giavellotto. “I brasiliani sono stati fantastici – racconta – in due giorni mi hanno dato le basi degli sport che non conosco. Al campo mancava un giavellotto da allenamento e così ho imparato tirando l’asticella del salto in alto”. Ma alla fine la ragazza va in pista, la prima gara sono i 100 ostacoli, difficilissimi. “E lei finisce la gara – dice orgoglioso De Oliveira – senza far cadere neanche un ostacolo, bravissima”. Le gare si susseguono, Anoucka è felice, poi nel salto in lungo arriva un infortunio muscolare alla coscia. “Non avevo un medico nè un fisioterapista, mi ha aiutato Domenico”, dice. Già perché intanto la ragazza è stata adottata da tutti, anche da Domenico Ingrosso, ex tecnico federale a Formia. “Doveva fare gli 800 – ricorda Ingrosso – ma zoppicava. Ho chiesto aiuto a un massaggiatore del Portogallo che in mezz’ora l’ha rimessa in piedi”. E così Anoucka corre, finisce la gara, è ultima nell’eptathlon ma è felice. “Non ringrazierò mai abbastanza – dice – i brasiliani e tutti quelli che mi hanno aiutata. Sabato non avevo gare ma sono andata al San Paolo a tifare per loro. Vorrei tanto andare in Brasile a studiare e saltare”. Un nuovo sogno, che parte da Napoli. “Appena torniamo in Brasile farò la richiesta all’Università Federale di Lavras, dove lavoro. Si può fare”, dice sorridendo De Oliveira.
SPORT
14 luglio 2019
Universiadi: la favola di Anoucka, impara eptathlon in 48 ore