TORRE ANNUNZIATA – Ha appena 14 anni quel bambino che in lacrime si rotola in una pozza di sangue. Pochi istanti prima, un altro ragazzino, che di anni ne ha 10, lo ha accoltellato. Un colpo solo, all’inguine. E tutto per una lite causata da una partita di pallone. Ecco, succede anche questo nei vicoli dimenticati di Torre Annunziata. In quell’inferno di asfalto e cemento cadente dove lo Stato non c’è e i bambini vengono addestrati alla vendetta. Largo Grazie è un’angusta stradina che si trova a cento passi dal Palazzo Fienga, l’ex roccaforte oggi murata del clan Gionta. Ogni pomeriggio, la fantasia dei bambini trasforma in porte i cancelli dei palazzi sgarrupati e in un campo da calcio le righe sconnesse della strada. Da quando la scuola è finita è qui che gli scugnizzi del rione si ritrovano. Giocano a pallone inseguendo una sfera e un sogno: quello di scappare via il prima possibile da quell’inferno. Come domenica pomeriggio. Quando nel piazzale ai piedi dell’ex scuola Morrone, altro monumento ai disastri della città, un gruppo di ragazzini si ritrova per una partitella. Il più piccolo ha appena sette anni. Sono i figli di un quartiere marchiato come rione del clan. Loro con la camorra non hanno nulla a che vedere. Ma la osservano, la toccano con mano ogni giorno e forse, troppo spesso, ne vengono ammaliati.
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