NAPOLI – Una frode da quattro milioni di euro è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Napoli, che si è servita, una novità per questo tipo di indagini, di tutte le opportunità di controllo fiscale ‘in diretta’ fornite dall’introduzione della fattura elettronica. L’operazione ‘Maschera di ferro’ ha visto i militari impegnati in numerose perquisizioni in aziende campane del settore siderurgico, ed è il frutto di una sinergia tra gli investigatori del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, della Guardia di Finanza di Napoli e della Direzione Centrale dell’Agenzia delle Entrate finalizzata al contrasto all’evasione fiscale attraverso la cosiddetta “frode carosello”. La maggiore rapidità di controllo dei dati ottenuta grazie alle fatture elettroniche – spiega uno degli investigatori – “ci ha permesso di riconoscere ed intercettare immediatamente gli autori del raggiro”. Gli investigatori sono anche riusciti a mettere meglio in risalto il ruolo dei clienti, non sempre inconsapevoli vittime del raggiro. “Spesso – spiega l’investigatore – erano loro a contattare i fornitori del materiale ferroso chiedendo prezzi sempre più bassi, consapevoli – lo abbiamo provato – che quei prezzi, decisamente fuori mercato, non potevano che essere il frutto di un meccanismo frodatorio”.
Circa 60 anni, nato a Udine ma in Campania da tempo, una vecchia carta d’identità. Segni particolari: irreperibile da venti anni. Da queste scarne informazioni è partito il Nucleo di Polizia Economico-finanziario della Guardia di Finanza di Napoli che oggi, nell’ambito di un’ indagine coordinata dalla Procura di Napoli (sostituto procuratore Lucio Giuliano) è riuscito a bloccare l’artefice di una frode fiscale da 4 milioni di euro su cui si sta facendo luce. Il nome dell’operazione – “maschera di ferro” – si ispira proprio a questo personaggio, definito “inquietante” dagli investigatori, di cui, finora quasi niente si sapeva. I finanzieri, stamattina, si sono recati nell’ultima abitazione, nel Casertano, dove l’uomo era stato segnalato: i proprietari dell’appartamento (modesto, proprio per non dare nell’occhio) che percepivano l’affitto in nero, hanno riferito ai militari di non avere, da tempo, notizie del loro inquilino. Ma lui era lì, a poca distanza, mentre – sicuro di non essere riconoscibile – si godeva la scena. E invece i finanzieri, in possesso di una sua foto, hanno intuito che potesse essere nei paraggi e sono riusciti a individuarlo e a bloccarlo. Gli è stato sequestrato tutto quello che aveva in quel momento con se (chiavi dell’auto, documenti, cellulari, carte di credito e, quindi, anche conti correnti). Da ulteriori accertamenti potrebbero emergere nuovi profili e, forse, anche altre responsabilità. Individuarlo non è stato facile: ci sono voluti mesi di appostamenti, attività tecniche (anche con gps) e di riscontri, per stringere il cerchio. Il 60enne non ha una residenza, non ha alcun bene intestato, non ha alcun cellulare intestato (i suoi numeri telefonici, che cambiava spessissimo, erano tutti intestati ad altri). Inoltre non aveva alcun rapporto con la moglie da cui si è separato.