NAPOLI – I banchi vuoti come emblema della dispersione scolastica che alimentano la violenza, la scelta della “strada” come luogo dello “svezzamento sociale” per “quei bambini avviati a delinquere, avviati alle baby gang, che si trovano a prendere lezioni sui modelli che regolano le gerarchie del crimine”. La violenza, la dispersione scolastica, la necessità di un futuro per i giovani, il lavoro: sono i temi sui quali richiama tutti il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, nel giorno in cui San Gennaro, patrono della città e della Campania, ha ripetuto il ‘miracolo’ con la liquefazione del sangue. All’esterno del duomo, i lavoratori Whirlpool, hanno organizzato un sit-in: temono per il loro futuro occupazionale, dopo la decisione dell’azienda di vendere la sede partenopea. “É disumano sacrificare, in nome del dio denaro – ha commentato – il lavoro e la dignità di oltre 400 famiglie”. Per Sepe “è il momento di mettere in campo tutte le azioni possibili per evitare che si perdano posti di lavoro, soprattutto in una terra come la nostra”. Anche Gli operai dell’America Laundry, la ditta che si occupa della fornitura di biancheria agli ospedali di Napoli, hanno manifestato all’esterno della Cattedrale. Dispersione scolastica e malavita diventano strettamente connesse nelle parole di Sepe. Abbandonare la scuola porta i ragazzi, “troppo spesso ancora bambini, a scegliere la strada come casa comune dello svezzamento sociale”. “Ogni banco vuoto, che segnala il fenomeno dell’evasione scolastica – ha sottolineato – lascia pensare a quei bambini avviati a delinquere, alle baby gang”. Serve, nelle parole del presule, trovare il modo di “riempire di nuovo, uno a uno, quei banchi vuoti e fare in modo che anche i vuoti sociali possano essere colmati da un cambiamento morale e sostanziale”. Non basta più lo sdegno, è il momento di “mettere mano con coraggio a ciò che può portare a una reale e concreta inversione di tendenza”. Perché a monte c’è “un problema di uguaglianza sociale” che spinge i ragazzi a scegliere “la strada, che è discarica di tutte le legalità, ricettacolo di pericoli e insidie”. “Quella strada che, a Napoli più che altrove – ha spiegato – è spesso bottega di un primo apprendistato per la malavita”. Napoli è bersaglio dei “sicari di odio e violenza” e “il male che fanno alla città è senza limiti”. “Tentano di uccidere sul nascere la possibilità di fare futuro, di porre le basi per una vita ordinata”. “La violenza è il primo baluardo, il primo grande ostacolo che si pone su questa strada – ha proseguito – Genera paura, insicurezza, favorisce connivenza e complicità e ogni forma di comportamento che va contro il bene comune”. A nessuno, però “si può chiedere di essere eroe”. “Chi tradisce Napoli alle spalle, essendosi arruolato nelle formazioni della violenza organizzata e no – ha proseguito – sa scegliere con lucida protervia i lati deboli”. Alla fine, chi ci rimette è Napoli, che “si trova a vivere una condizione che toglie libertà e mina alla base i diritti dei cittadini, rendendo la loro vita difficile”, se non addirittura “proibitiva”. “C’è da chiedersi: esiste ancora la Napoli dal ‘core’ grande e sincero?” ha detto il cardinale. “A noi cittadini della Napoli di oggi è dato di dover rispondere a questa domanda – ha affermato – con verità, quindi, con realismo, con onestà e con coraggio, senza lasciarci prendere da una falsa nostalgia dei tempi che furono”
CRONACA, Napoli
19 settembre 2019
Sit-in degli operai di Whirlpool e dell'America Laundry, la ditta che si occupa della fornitura di biancheria agli ospedali di Napoli
Si ripete la liquefazione del sangue di San Gennaro. Sepe: banchi vuoti a Napoli fanno pensare alle baby gang