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La mattanza delle donne, una vittima ogni due giorni”più morti della mafia”         
CRONACA
12 ottobre 2019
La mattanza delle donne, una vittima ogni due giorni”più morti della mafia”         
Redazione

Como, Brescia, Bergamo, Teramo, Foggia. Sono ben cinque i femminicidi, i casi di donne uccise da mariti o fidanzati, da inizio ottobre in Italia. Un bollettino che in soli dodici giorni sarebbe potuto arrivare a sette casi con il tentato omicidio a martellate avvenuto a Lecco solo due giorni fa e quello di martedì scorso ad Adria (Rovigo), dove un uomo ha cercato di strangolare la moglie ed oggi è stato arrestato. Il numero conferma la stima sulla mattanza delle donne fatta dagli avvocati matrimonialisti italiani (Ami): “In media ne vengono uccise ancora una ogni due giorni”. E il presidente Gian Ettore Gassani lancia l’allarme: “Oggi la famiglia e la coppia, nella loro veste patologica, uccidono più della mafia. Da avvocato che ha visto tante tragedie, dico che questa è un’emergenza nazionale, trasversale da nord a sud”.     Dopo la tragedia vicino a Foggia, dove un uomo prima di suicidarsi ha ammazzato non solo la moglie ma anche due figlie, Gassani commenta: “Bisogna fare distinzione tra violenze annunciate e raptus.

Il Codice Rosso interviene sulle tragedie annunciate. Ma noi siamo molto preoccupati, perché senza finanziamenti e risorse non andiamo da nessuna parte. Su dieci separazioni giudiziali, quelle con contenzioso, almeno la metà, ha risvolti penali”. I femminicidi, avverte l’avvocato, sono il frutto di una “violenza trasversale, dal Nord al Sud Italia. L’assassino in famiglia può essere chiunque, di qualsiasi categoria sociale e professionale”. Di qui l’appello: “Dobbiamo investire sulla specializzazione di avvocati, magistrati e forze dell’ordine perché la velocità di decisione può fare la differenza tra la vita e la morte e non possiamo più pensare ad addetti ai lavori tuttologi che si occupano di tutto e di più”.    In un anno, tra il 1 agosto del 2017 e il 31 luglio del 2018, secondo il Censis, sono state 120 le vittime di femminicidio in Italia. Mentre è ancora in divenire il triste elenco del 2019: nei primi tre mesi il trend sembrava in diminuzione, ma l’ultimo periodo, a partire dal mese di giugno, potrebbe aver nuovamente alzato la media.

Le forze dell’ordine e la magistratura sono in prima linea per contrastare il fenomeno, anche se – come denuncia l’Ami – la carenza di personale nelle procure (“la pianta organica dei magistrati è sotto di almeno 2mila unità”) non aiuta ad applicare le disposizioni del Codice Rosso.    Gli ultimi dati disponibili, relativi al 2018, parlano di una crescita di denunce ed arresti e di un andamento ondivago dei cosiddetti reati-spia: maltrattamenti in famiglia, stalking, percosse, violenze sessuali. I casi di stalking da gennaio a settembre 2018 sono stati 8.414, a fronte di 9.905 nello stesso periodo del 2017 (-15,05%); i soggetti ammoniti per stalking sono aumentati del 23% nel periodo esaminato (passando da 672 a 827). I maltrattamenti in famiglia sono stati 10.204, contro i 10.682 del 2017 (-4,47%); il numero di soggetti ammoniti per violenza domestica, invece, è cresciuto del 31,5% (da 409 a 538). I casi di violenza sessuale sono stati 2.977, a fronte di 3.189 nello stesso periodo del 2017 (-6,65%); l’azione di contrasto svolta dalle forze di polizia ha portato alla segnalazione all’autorità giudiziaria di 3.217 presunti autori di reato nel periodo gennaio-agosto 2018, a fronte di 3.011 nello stesso periodo del 2017 (+6,84%). Le percosse, infine, sono state 8.718, a fronte di 9.823 nello stesso periodo del 2017 (-11,25%). La Sicilia è la regione in cui le donne denunciano di più, seguita dalla Campania e dall’Emilia Romagna.

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