Ieri mattina con una notizia concessa privatamente solo al “Venerdì di Repubblica” il direttore generale del Parco archeologico di Pompei, Massimo Osanna, ha dato l’assist al ministro Franceschini per entrare nella scena mediatica degli scavi di Pompei, rimanendo però nella sede romana del suo dicastero e contribuendo con una videointervista a commentare il ritrovamento di un affresco con gladiatori che non è certamente il primo scoperto nella storia degli scavi di Pompei. “Due gladiatori al termine del combattimento. Una scoperta senza precedenti degli archeologi di Pompei…”. Così inizia il gioioso cinguettio su Twitter del ritrovato Ministro che rimanda alla prima notizia pubblicata sull’home page del sito Mibact. Con Franceschini ritornato al governo i beni culturali italiani risalgono sulla giostra del sensazionalismo e dei “grandi numeri” a tutti i costi (per la salute del patrimonio, di cui Pompei è tra gli esempi più eclatanti di vittima). Ripartono anche al traino di una specie virale (ma da tanti ritenuta insana) di “valorizzazione” additata come la figlia degenerata del turismo. Questa volta il Ministro sembra voler fare meglio e di più per i Beni culturali e il turismo in Italia.
Però la benevola concessione locale delle “Ultime notizie da Pompei” esaltate con una foto sulla copertina del magazine del prestigioso quotidiano (e non è la prima volta) avrebbe fatto giungere negli uffici ministeriali autorevoli esternazioni di malumore da parte di diversi opinionisti e responsabili di organi d’informazione. Si è riparato alla modalità di favore con un tardivo ma completo comunicato divulgato a metà mattinata, sostenuto anche dall’enfasi non proprio originale del Ministro: “Pompei è una meraviglia che tutto il mondo ammira”. E’ ripartito, però, anche il vocio delle “scoperte ad orologeria”, come una volta si diceva di “crolli ad orologeria”. Oggi sono diversi i tempi, diversi i soggetti e diversi gli obiettivi: resta lo stesso scenario di “intrighi archeologici” che non è utile alla reputazione internazionale dell’area archeologica pompeiana, spesso accostata alla salute contingente dei governi in carica. Certo è che le notizie di scoperte archeologiche rinfrancano di tante amarezza che hanno patito per troppi anni gli scavi di Pompei. Queste news sono utilmente popolari ma possono avere risvolti “populisti” che, come è noto, non sono quasi mai sgraditi a governanti e amministratori pubblici.
Le “scoperte” che provengono sempre dallo stesso luogo e con dosi che sembrano anche ispirate da una “terapia del consenso”, rimarcano, però, anche il concetto semplificato del doppio binario di tutela e valorizzazione tra il sito top pompeiano e “gli altri” che sembrano essere trattati solo sporadicamente, nei ritagli di tempo, e talvolta del tutto dimenticati, pur rientrando nella stessa area di competenza archeologica pompeiana. Questo è un altro discorso che certamente non sfuggirà alla sensibilità politica di Franceschini. Lo farà con i suoi funzionari di territorio appena, appunto, ci sarà tempo disponibile e, soprattutto, qualche crisi percepita del consenso e, forse, quando gli amministratori locali apriranno gli occhi e il pensiero ad un rinnovato rapporto locale tra cittadini e “patrimonio culturale residente” che non è certamente fondato sul consumo, ma sul possesso individuale e comunitario di valori e conoscenze culturali.