La sua casa ai Camaldoli l’aveva messa a disposizione dei giovani affetti da Sclerosi multipla per l’SMCafè (Sclerosi Multipla Caffè), una serie di incontri dove la ‘cura’ non è solo la medicina ma è anche e soprattutto il ben-essere mentale. C’è la sintesi di una vita al servizio della salute pubblica, della scienza e della medicina ‘con il volto umano’ in una delle ultime iniziative di Ruggiero Nigro. Classe 1934, napoletano, primario emerito della Chirurgia oncologica dell’Ospedale Cardarelli di Napoli, membro del Comitato Etico dell’Istituto Nazionale dei Tumori IRCCS “Fondazione Pascale” e del Collegio degli Storici italiani della Chirurgia, Ruggiero Nigro si è spento stanotte nella sua casa dei Camaldoli con accanto l’intera famiglia (con la moglie Nietta e i tre figli) che è stato uno dei grandi valori della sua vita.
Le mani salde del chirurgo che nel tempo libero diventavano le mani creative del pittore. Il rigore scientifico della professione medica e dell’insegnamento che ogni tanto cedeva il passo all’estro attoriale sulle scene del teatro amatoriale napoletano. C’era una straordinaria versatilità nel professor Ruggiero Nigro, il ‘signore’ della chirurgia napoletana come l’hanno ricordato in queste ore molti dei suoi colleghi e dei suoi numerosi allievi evidenziandone il garbo che accompagnava i suoi tratti umani e professionali.
“Ruggiero Nigro era un chirurgo rivolto al futuro con grande rispetto per le tradizioni. Ne ricordo l’entusiasmo e la tenacia con cui ottenne che venisse dedicato il piazzale antistante all’Ospedale Monaldi al nostro indimenticabile Caposcuola Ettore Ruggieri. Con la sua scomparsa la Chirurgia Italiana, ed in particolare quella napoletana, perde uno dei suoi migliori interpreti ed io perdo anche un grande Amico”. Così lo ricorda Ludovico Docimo, professore ordinario di Chirurgia Generale dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” e segretario generale del Collegio degli Storici della Chirurgia.
La ‘storia’ da chirurgo di Ruggiero Nigro è iniziata praticamente 80 anni fa.
“A cinque anni decisi di fare il chirurgo. A 17 anni feci la mia prima puntura lombare. A 21 anni iniziai l’internato in Patologia Chirurgica ma al Pascale il primo giorno mi scambiarono per un giovane rappresentante”. Gli appunti del suo minuzioso diario raccontano con la sua proverbiale ironia la decisione con cui da subito aveva scelto di affrontare la sua ‘missione’ al servizio dei valori consacrati dal giuramento di Ippocrate.Dolorosa fu la scelta di lasciare la carriera universitaria quando da professore all’Università di Bari fu poi chiamato come primario al Cardarelli nel 1991, lui che nel 1974 a 40 anni appena compiuti era stato tra i ‘fondatori’ dell’Ospedale San Paolo di Napoli. Ma ‘operare sul campo’ era la sua predilezione. È datato 1969 il primo incarico da aiuto chirurgo all’Ospedale “Maresca” di Torre del Greco nel reparto di Chirurgia generale diretto da Nicola Del Bello e nel 1977 i quotidiani celebrano già uno dei suoi tanti interventi straordinari: un salvataggio d’urgenza con una lunga operazione chirurgica su cuore, polmone, fegato e sulle vie biliari. Ritagli di giornale ancora custoditi in quel prezioso diario dove c’è annotata anche una delle sue ultime ‘imprese’ da chirurgo. Era il 2007 ed era in pensione da tre anni, una pensione solo ‘formale’ quella iniziata il 23 gennaio del 2001 (altro ritaglio di giornale con centinaia di medici a celebrarlo nell’Aula Magna del Cardarelli). Quando nel 2007 la moglie Nietta viene colpita da colecistite acuta con pancreatite il medico di guardia al pronto soccorso gli cede il bisturi.Pochi mesi dopo apre la sua casa ai ‘caffè’ dei giovani pazienti affetti da sclerosi multipla.
Alla ricerca sulle malattie neurologiche più rare ha devoluto anche i proventi del suo libro (un divertissement dopo centinaia di pubblicazioni scientifiche) dedicato ad un’altra delle sue grandi passioni: i Camaldoli. Un’antologia storico artistica della collina più alta di Napoli dove ha vissuto tutta la sua vita familiare. Proprio lì domani alle 10.30 nella Chiesa Regina Paradisi di Piazzetta Guantai a Nazareth ci sarà l’ultimo saluto al “Prof”, il ‘signore’ della chirurgia napoletana.