Il nuovo capitolo dei colletti bianchi della camorra, dopo gli imprenditori, potrebbe riguardare la politica. Nel mirino dell’Antimafia, infatti, vi sarebbero anche ex dirigenti ed ex funzionari del Comune di Castellammare. Per ora, secondo quanto trapela dalle indagini in corso, si tratterebbe di alcuni nomi coperti da omissis: ancora nascosti perché sono in corso alcuni supplementi d’indagine.
A svelare che il clan poteva contare, in alcuni casi, anche sull’apporto di persona che lavorava in Comune è direttamente Salvatore Belviso: il reggente della cosca dei D’Alessandro, cugino del boss Enzuccio, lo rivela ai pubblici ministeri dell’Antimafia che indagano sui contatti tra la camorra stabiese, la politica e l’amministrazione. Il pm gli mostra una foto e quello che per un certo periodo fu il capo di Scanzano conferma: “Mi sembra di riconoscere qualcuno sopra al Comune. E’ qualcuno che sicuramente ho visto perché qualcuno me l’ha indicata per discutere di un affare di parcheggi”. Belviso fa il nome e indica anche con precisione di cosa si sarebbe dovuto occupare. Da quel momento il nome dell’ex funzionario finisce nel fascicolo dell’Antimafia, dopo le parole di Belviso. L’attenzione della Dda di Napoli, infatti, dopo i clamorosi arresti nell’ambito del blitz Olimpo, si è concentrata soprattutto sui rapporti tra politica, imprenditoria e camorra. Le dichiarazioni di Belviso, insieme a quelle di Renato Cavaliere, storico killer della cosca di Scanzano, braccio destro di Teresa Martone, vedova del superboss Michele, hanno contribuito a tracciare un quadro chiaro di quello che è accaduto negli ultimi anni a Castellammare.
Proprio nell’ambito dell’inchiesta Olimpo, infatti, l’Antimafia aveva scoperto come gli imprenditori che operavano nel settore dell’edilizia e dei lavori stradali, avevano ottenuto una corsia riservata per poter ottenere anticipazioni e chiamate dirette per poter svolgere i lavori in tempi rapidissimi. Anche in quel caso le indagini avevano appurato che una talpa all’interno del Comune, grazie a regali e mazzette, riusciva a mettere le ditte sulla strada giusta. C’è una forte attenzione, in questi mesi, della Dda sulle vicende che inquadrano i rapporti tra la politica, l’imprenditoria cittadina e le infiltrazioni delle cosche. Situazioni che, nel corso dei mesi, hanno irrobustito il fascicolo nelle mani dei pm. Che cosa sia accaduto dal 2016 (anno in cui si chiudono intercettazioni e verbali dei pentiti) ad oggi è l’attenzione principale delle forze dell’ordine. Nuovi equilibri si stanno muovendo sul territorio, nuove situazioni hanno preso il posto di vecchi poteri. E’ su tutto questo che la Dda vuole vederci chiaro. Partendo dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e mettendo insieme i tasselli che vengono dalla costante attività investigativa. La presenza di un ras al Comune per parlare di parcheggi, i falò con i messaggi intimidatori ai pentiti, il ritorno in città di Enzo D’Alessandro. Sono tutti elementi di un quadro a tinte fosche nel quale galleggiano ancora diversi dubbi. Quelli che riguardano il ruolo della politica e di quel mondo di mezzo che la politica a Castellammare l’ha sempre condizionata, pilotata e gestita senza pause.