Torre del Greco. Sarà una diversa sezione della corte d’Appello di Cagliari a scrivere la parola fine al calvario giudiziario di Antonino Mario Russo, il marittimo di 50 anni accusato di traffico di sostanze stupefacenti sull’asse Campania-Sardegna. A cancellare la condanna a quattro anni di reclusione e al pagamento di 14.000 euro – inflitta a ottobre del 2017 dai magistrati della corte d’Appello della sezione distaccata di Sassari, pronti a ribaltare l’assoluzione decisa a novembre del 2016 dal gip del tribunale di Tempio Pausania – sono stati i giudici della sesta sezione della suprema corte di cassazione, con una sentenza-pilota destinata a fare giurisprudenza.
Il traffico di droga
Il calvario del lupo di mare cominciò a fine aprile 2016, quando i militari della guardia di finanza – evidentemente grazie alla «soffiata» di qualche fonte confidenziale – organizzarono un blitz al porto di Olbia, dove aveva attraccato la nave cargo Moby Luigi PA. Su cui Antonino Mario Russo aveva imbarcato per conto di Mario Izzo – finito già in un’operazione anti-droga insieme a vari pregiudicati dell’area boschese – una Lancia Y imbottita di cocaina. Durante la mirata perquisizione, infatti, le fiamme gialle ritrovarono – abilmente occultato in un vano ricavato all’interno dell’utilitaria – un prezioso carico di cocaina del peso complessivo di circa un chilo. Come dimostrato dai successivi accertamenti degli investigatori, la «roba» avrebbe fruttato la bellezza di 3.885 dosi da smerciare sull’isola. Tradotto in soldoni, il «carico» trasportato sulla nave poteva valere fino a 200.000 euro. Già all’epoca dei fatti, il marittimo di Torre del Greco provò a spiegare come avesse imbarcato la Lancia Y sulla Moby Luigi PA a proprio nome solo per fare un «piacere» al conoscente, reale utilizzatore del veicolo.
Il doppio verdetto
Non caso, già in sede di convalida del fermo, il marittimo della Moby Luigi PA – sottoposto a procedimento disciplinare dalla compagnia armatoriale – era stato scagionato da qualsiasi responsabilità e scarcerato. Successivamente il gip del tribunale di Tempio Pausania aveva assolto il cinquantenne di Torre del Greco, mentre Mario Izzo aveva incassato una pesante condanna. Un verdetto impugnato dal pubblico ministero titolare dell’inchiesta, pronto a trascinare la vicenda davanti ai giudici della sezione distaccata di Sassari della corte d’appello. A sorpresa, in secondo grado, Antonino Mario Russo – giudicato in primo grado con la formula del rito abbreviato – era stato condannato a 4 anni di reclusione e al pagamento di 14.000 euro, con buona pace delle dichiarazioni auto-accusatorie del coimputato Mario Izzo. In pratica, stesse prove e differente sentenza.
L’ultimo colpo di scena
Una circostanza alla base del ricorso presentato dall’avvocato Gennaro Ausiello – difensore del marittimo di 50 anni – davanti agli ermellini di Roma. Appellandosi a una legge entrata in vigore a giugno del 2017 – quattro mesi prima del verdetto-bis – il legale del foro di Torre Annunziata aveva sottolineato la necessità di rinnovare l’istruzione dibattimentale, sebbene in primo grado l’imputato avesse scelto la formula del rito abbreviato. Una tesi sostanzialmente accolta dagli ermellini di Roma, secondo cui – all’esito del processo di secondo grado – non si sarebbe raggiunta la prova della colpevolezza «al di là di ogni ragionevole dubbio». Di qui, la decisione di accogliere il ricorso e cancellare – al momento – la condanna a carico del marittimo, rinviando il caso a una differente sezione della corte d’appello di Cagliari. Ora chiamata a stabilire la verità sul traffico di droga sull’asse Campania-Sardegna.
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