Torre del Greco. Hanno dovuto aspettare ulteriori 10 giorni per lasciare le celle di Poggioreale in cui erano stati rinchiusi lo scorso 25 maggio: un supplemento di carcere provocato dalla mancanza di braccialetti elettronici per monitorare – alla luce delle «precedenti» violazioni al regime di arresti domiciliari inizialmente stabilito dal gip Antonio Fiorentino del tribunale di Torre Annunziata – gli «spostamenti casalinghi» dei due imputati eccellenti dello scandalo sul voto di scambio all’ombra del Vesuvio in occasione delle elezioni comunali del 2018. Ma, alla fine, Simone Onofrio Magliacano e Stefano Abilitato sono riusciti a tornare alle rispettive abitazioni. Dove potranno aspettare – come stabilito dal gip Antonello Anzalone del tribunale di Napoli, dopo il parere favorevole espresso dal procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli – il giorno del patteggiamento, fissato per il prossimo 19 dicembre.
Già stabilite le pene per i due colletti bianchi ritenuti a capo della cricca di netturbini pronta a inquinare la competizione democratica per strappare un’assunzione a tempo indeterminato nel settore Nu: l’ex assessore al bilancio all’epoca del sindaco Ciro Borriello chiuderà i conti con una condanna a tre anni – in attesa dei procedimenti giudiziari legati all’evasione fiscale e alla frode sportiva contestata in qualità di proprietario di fatto della Torrese – mentre il broker assicurativo si è accordato per una pena di due anni e 10 mesi. Entrambi gli imputati hanno già scontato otto mesi di detenzione.
La scarcerazione dei due colletti bianchi arriva a due settimane dagli arresti domiciliari concessi a Giovanni Massella e a Ciro Massella, gli eredi del boss ucciso in un agguato di camorra a Ercolano nel 2003 già condannati in primo grado per le estorsioni alla ditta Nu. Entrambi compariranno nuovamente davanti al gip del tribunale di Torre Annunziata alla vigilia di Natale per la sentenza relativa al filone del voto di scambio: il figlio del padrino rischia due anni e otto mesi, mentre il nipote – a cui è contestata anche la detenzione di un’arma da fuoco – rischia tre anni e 8 mesi.
Dopo le festività di fine anno, dunque, resteranno aperti solo due capitoli della saga giudiziaria aperta dal blitz della polizia di Stato all’esterno del seggio elettorale di corso Garibaldi: il primo relativo a Domenico Pesce, Gennaro Savastano e Vincenzo Izzo – il titolare della pescheria Don Do’ – e il secondo relativo al politico-poliziotto Ciro Piccirillo, accusato di rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale e oggi sottoposto a divieto di dimora in città.
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