NAPOLI – Dovrebbe approdare nei prossimi giorni a Napoli, il broker internazionale della droga Bruno Carbone, arrestato tra il 19 e il 20 dicembre scorsi nell’aeroporto internazionale di Dubai, con un passaporto intestato all’imprenditore napoletano Domenico Alfano. Un arresto che si è trasformato in un giallo dopo la pubblicazione sui alcuni quotidiani napoletani di una lettera con la quale l’imprenditore denunciava di essere stato scambiato dall’Interpol per il narcotrafficante. Bruno Carbone, ricercato da anni per ordine del Tribunale di Napoli e di Catania, è ritenuto dagli inquirenti della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli il braccio destro Raffaele Imperiale, narcotrafficante di caratura internazionale in grado di trasferire ingenti quantitativi di cocaina tra Sudamerica, Paesi Bassi e l’est europeo
Chieste le pene per i trafficanti legati a Imperiale
La Procura di Napoli (pm Maurizio De Marco) ha chiesto 11 condanne – la più alta a 18 anni di reclusione, la più bassa a 5 anni e 4 mesi – nei confronti di altrettanti componenti di una banda di trafficanti di droga ritenuta dagli inquirenti della Dda legata ai broker internazionali del narcotraffico Raffaele Imperiale (secondo alcune fonti a Dubai) e Bruno Carbone, quest’ultimo arrestato lo scorso 20 dicembre nell’aeroporto internazionale di Dubai con un passaporto falso. Al termine della sua requisitoria il magistrato De Marco, insieme con la collega Vincenza Marra da anni impegnato in indagini che riguardano i clan di camorra di Secondigliano, ha chiesto la pena più alta per Raffaele Scognamiglio (18 anni di carcere. Tra coloro per i quali il pm antimafia ha chiesto la reclusione figura anche Massimo Liuzzi, ritenuto il collegamento tra Andrea Lollo (ex broker della droga con il compito di rivendere la cocaina alle cosiddette “paranze” attualmente collaboratore di giustizia) e Imperiale. La richiesta condanna più bassa riguarda invece Luigi Carotenuto (5 anni e 4 mesi).