Anche questa volta il carnevale abatese spopola tra adulti e bambini. Le strade della cittadina napoletana si colorano, per il trentottesimo anno consecutivo, della valanga di sgargianti coriandoli che i carri allegorici lasciano cadere sulla folla. I vicoli si illuminano dei sorrisi dei giovani, che ritornano piccoli marmocchi alla ricerca del divertimento; le stradine si colmano degli insoliti abiti che nemmeno gli adulti, o per meglio dire “gli eterni bambini”, hanno ritegno di indossare. È così che, durante la nostra passeggiata a Sant’Antonio Abate, può capitarci di incontrare un’intera famiglia di mummie o anche dei goffi ma simpaticissimi lottatori di sumo. Succede di incrociare un improvvisato papa scortato da elegantissime geishe. O di ritrovare i temi di attualità prendere vita in una piccola Greta Thumberg, con tanto di striscioni. C’è inoltre chi il proprio costume lo sfrutta per portare coraggio, cercando di minimizzare la paura per il virus che sta terrorizzando la popolazione mondiale e riuscendo addirittura a strappare un sorriso ai più seri.Le musiche animano la festa, rallegrano la gente e guidano i balli dei vari gruppi. La coordinazione delle ragazze regna tra le file, nonostante il grande flusso di gente renda difficile mantenere l’ordine. È infatti vero che l’evento, il quale non trova concorrenza tra i paesi limitrofi, attira turisti curiosi da ogni luogo. Migliaia sono in effetti le persone che affollano ogni anno le strade, ravvivando il nostro paesino.Eppure ciò che si vede dall’esterno è solo una piccola parte del reale impegno con cui i ragazzi si dedicano all’evento. È per questo che vogliamo mostrarvi come lo viviamo noi giovani.Per ogni carro vi sono due gruppi: un primo, formato principalmente da ragazze, che si vede impegnato in coreografie e balletti; ed un secondo, in cui i ragazzi fanno da guida, che si dedica alla costruzione dei carri. Entrambe le parti però necessitano di tempo e dedizione per portare a termine il loro operato e spesso iniziano ad organizzare e strutturare il lavoro già mesi prima. Ciò è reso possibile anche dal fatto che “l’arte del carnevale” e di conseguenza il lavoro del carrista, sono passioni che si tramandano di generazione in generazione, coinvolgendo gente di tutte le età. Si parte dai bambini fino a giungere ai “veterani”. Componenti delle stesse famiglie si ritrovano a concorrere e sfidarsi accesamente in differenti carri, fortemente motivati a vincere.Ciascuno dei carri si avvale inoltre della collaborazione di artisti e professionisti specializzati nel settore. È questo il caso di Alvise Caiazzo, un writer ventiquattrenne, che con la sua arte anima il carnevale abatese da oramai 8 anni. Il giovane si è approcciato al mondo del carnevale tramite un corso extrascolastico offerto dal liceo “E. Pascal” di Sant’Antonio Abate. Si è unito poi al gruppo “Black Jack 21”, con cui ancora adesso è impegnato e continua a condividere le stesse emozioni di quando per la prima volta è finito spaesato e alle prime armi in quel capannone, per poi ritrovarsi accolto in una seconda famiglia. Nonostante non abbia un lavoro fisso e la realizzazione di un singolo carro richieda circa 3 mesi di continua attività, le emozioni provate e le amicizie che vengono a crearsi ripagano completamente la fatica. “Il carnevale è per me la fusione di tutte le mie capacità artistiche: dalla modellazione della carta alla pittura. È un’esperienza che insegna a fare gruppo e a mettersi completamente in gioco”. Amante del suo lavoro, cerca quindi di introdurre i ragazzi a questo nuovo mondo. È per questo che, in collaborazione con la FAP (Fonderia Artistica Popolare), ha in programma l’avvio, proprio a Sant’Antonio Abate, di un progetto che coinvolga i giovani e permetta loro di istruirsi su determinate modalità artistiche, nella speranza che vengano mossi dalla stessa passione che muove lui.Il carnevale quindi, oltre che divertimento, è sacrificio, dedizione. Sono le notti passate in bianco, i vestiti sporchi di pittura, le mani fredde, gli amici. È l’aiuto di chi nonostante competa con te decide di darti una mano quando ti vede in difficoltà. Sono le pizze condivise, gli attrezzi prestati. È la gentilezza dei ragazzi, che anche se appartenenti a gruppi diversi, diventano una sola, grande famiglia. È un’esperienza da vivere almeno una volta nella vita o almeno a cui assistere in prima persona.Avremmo voluto invitarvi all’ultima delle tre parate in programma, martedì 25 febbraio, ma a volte ironizzare non basta e considerata la recente evoluzione dell’emergenza Coronavirus, per tutelare la salute pubblica, il sindaco Ilaria Abagnale, in via del tutto precauzionale, ha disposto l’annullamento di tutte le manifestazioni previste in occasione del Carnevale. Eventuali novità saranno riportate sulla pagina Instagram “carnevaleabatese”, nella speranza di poter dare vita ancora una volta al carnevale abatese.
Sant'Antonio Abate
26 febbraio 2020
Ambiente, Greta Thumberg è il simbolo del carnevale abatese