Musei e monumenti a ingressi contingentati, ristoranti semideserti con servizio esclusivamente al tavolino, uffici e supermercati con dipendenti e clienti a distanza di sicurezza. Il primo giorno del droplet, l’indicazione da parte del governo sui comportamenti da tenere negli esercizi pubblici e attività commerciali per evitare il contagio da coronavirus, si chiude con un timore quasi diffuso, tra mascherine e musei semivuoti in particolare nelle regioni e province interessate dal decreto di palazzo Chigi, vale a dire Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Pesaro, Urbino e Savona. Il Duomo di Milano ha riaperto ufficialmente, consentendo però l’accesso esclusivamente a gruppi ristretti per evitare l’affollamento. Un segnale di distensione dopo giorni di timore in città per i contagi da Covid-19. A varcare per primi l’ingresso, davanti ad una piazza quasi completamente deserta complice anche la pioggia battente, sono stati quattro turisti giapponesi.
“E’ bellissimo”, hanno detto prima di salutare i cronisti in piazza con un corale “ciao!”. Davanti alla biglietteria, così come all’interno del Duomo, le persone hanno cercato di mantenere per quanto possibile la distanza di sicurezza di almeno un metro e mezzo, come indicato nel decreto firmato ieri. Tra loro anche molti italiani, chi dalla Sardegna, chi, invece, dalla Puglia. “Il provvedimento dei giorni scorsi è stato giusto – spiega una coppia di turisti -, ma secondo noi c’è stato un po’ troppo allarmismo e troppa pubblicità”. Più complicata la situazione in bar e ristoranti delle regioni coinvolte dal provvedimento dove i tavoli dovranno avere una distanza di almeno un metro l’uno dall’altro. “Adeguarsi a questa normativa sarà molto difficile”, spiega la riminese Alessandra Della Torre, membro del direttivo di Fipe-Confcommercio. “Il danno è stato già fatto – continua – Un paio di alberghi qui a San Giuliano Mare sono chiusi”.
A lamentarsi sono anche i clienti. C’è chi, come una studentessa fuorisede, ha penato non poco per potersi godere un caffè al bar in una Bologna deserta. “Devi sederti al tavolino e te lo portiamo noi – ha spiegato il titolare -, con la nuova ordinanza non possiamo prendere l’ordine alla cassa”. Anche negli uffici e nei supermercati delle regioni coinvolte, è evidente la particolare attenzione di dipendenti e clienti a mantenere una distanza di sicurezza, tra scrivanie e corsie. C’è chi cede il suo posto per evitare la fila e chi, invece, fa un passo indietro davanti alla cassa per mantenere la distanza richiesta. Domani, a Padova, riapriranno anche la Cappella degli Scrovegni, il Museo degli Eremitani e il Palazzo della Ragione. Anche in questo caso, spiega il sindaco, Sergio Giordani, “si potrà entrare a piccoli gruppi e si dovrà tenere una distanza di sicurezza di un metro tra un visitatore e l’altro”.
Ma il decreto varato da palazzo Chigi, e i nuovi casi di contagio registrati in tutta Italia, sortiscono i primi effetti anche nelle città che non sono coinvolte direttamente dal provvedimento. Semideserte per tutto il giorno le strade e le piazze di Roma, quotidianamente super-affollate di turisti a caccia di foto-ricordo davanti ai monumenti. Stretta sui controlli anche in Vaticano, dove sono scattate ulteriori misure precauzionali. La Gendarmeria fa di tutto per garantire il contenimento di eventuali ingressi nel territorio della Città leonina di persone contagiate, pur non sintomatiche. Particolare attenzione a casa Santa Marta, dove vive papa Francesco attualmente afflitto dal raffreddore che gli ha fatto rinunciare alla trasferta ad Ariccia per gli esercizi spirituali, e l’ex Monastero Mater Ecclesiae, dove risiede il Papa emerito, il quasi 93enne Benedetto XVI.