Chi lo ha visto crescere parla di un ragazzo come tanti altri che vivono ai Quartieri Spagnoli, in perenne bilico tra la strada dei guadagni facili e il sentiero ben più tortuoso della legalità. Di certo non di un criminale incallito. Ugo Russo, il ragazzo che avrebbe dovuto fare 16 anni ad aprile ucciso ieri a Napoli da un carabiniere fuori servizio cui aveva tentato di rapinare un Rolex, non era al primo colpo ma comunque – assicura chi vive il quartiere e lo conosceva – era alle prime armi. “Ugo fino a poco tempo fa – spiega un conoscente – era un ragazzino molto timido, rispettoso, ed estraneo a certi ambienti.
Lavorava come garzone e quando nel quartiere c’erano ‘le stese’ (le raffiche sparate dalle baby-gang a scopo dimostrativo, ndr) si rintanava in casa. Dava più preoccupazioni il fratello maggiore che era stato assegnato ai servizi sociali, ma lui no. Ugo era fuori da certi giri. Purtroppo però quando vivi in un ghetto come i Quartieri Spagnoli perdersi per strada è molto facile.
Basta un incontro sbagliato, un amico che ti convince che in fondo è facile, e basta poco per finire sulla strada sbagliata. E in questo caso i genitori possono poco”. “Poteva succedere a mio figlio, è successo a Ugo. Basta farsi un giro per i Quartieri e ascoltare i discorsi dei ragazzini: gli orologi sono la moda del momento -aggiunge- I ragazzi della mia generazione inseguivano i capi firmati, ora parlano solo di Rolex e Patek Philippe. E se ce l’ha uno, diventa un traguardo anche per gli altri. Purtroppo è un problema di contesto sociale, qui il contesto è questo.
Qui viviamo tutti ai limiti della legalità, si arriva a fine mese con difficoltà e in queste condizioni perdere un figlio per strada è più facile di quanto si creda, basta un niente per salire sulla giostra. Anche l’altro che era con lui, il 17 enne, è un bravo ragazzo, apparentemente senza grilli per la testa. Ma se vivi qui – ribadisce – varcare la linea di demarcazione tra legalità e illegalità è un attimo”.
Il convitato di pietra è lo Stato: “Quali sono le alternative per questi ragazzi? Non c’è un campetto, non c’è uno svago, le scuole funzionano male, il grado di istruzione dei nostri figli è basso”. In un momento in cui prevale il dolore, nel quartiere c’è anche chi teme le ripercussioni sul tessuto economico. Basta fare un giro tra i commercianti per sondare gli umori: “Tutta questa pubblicità non ci giova, proprio ora che I Quartieri Spagnoli sono diventati un luogo d’attrazione per i turisti e che il fenomeno degli scippi da noi è stato quasi azzerato”.