Commercio, turismo, lavoratori autonomi e dipendenti di aziende medio piccole. Sono in tanti, in questi giorni, a temere che l’effetto valanga del coronavirus sull’economia possa tradursi, in questi giorni, in una crisi devastante e senza precedenti.
Il dramma penisola.
L’incubo coronavirus sta mettendo in ginocchio anche il turismo. Sono migliaia le cancellazioni prenotate, pure per l’estate quando si spera che il dramma Covid possa definirsi superato. Le statistiche indicano un ribasso degli arrivi pari al 50 per cento rispetto ai dati di qualche mese fa, ma numeri certi potranno giungere solo a fine emergenza visto che la corsa alla rinuncia da parte dei clienti aumenta di ora in ora. Degli oltre 100 hotel di Sorrento, più della metà hanno preferito prorogare la chiusura invernale ipotizzando a fine aprile un ritorno a regime, seppur difficile. Gli alberghi già aperti, invece, sono alle prese con il nodo dei turisti accolti prima del decreto del governo e attendono indicazioni da sindaci e prefettura. Problemi anche per case vacanza e bed and breakfast, oltre 600 nella sola Sorrento. Ne pagano le conseguenze i lavoratori: come già fecero notare di recente le organizzazioni sindacali, sono almeno 6.000, in tutta la penisola sorrentina, gli stagionali “diretti”, cioè coloro che lavorano in hotel e strutture extralberghiere. Alcuni di questi provengono pure da altre località della provincia. Senza contare coloro che sono impiegati presso bar, discoteche, pub e ristoranti, che fanno aumentare il tetto dei dipendenti in affanno e che invocano un prolungamento dell’indennità di disoccupazione Naspi. L’impressione è che dei 15.000 posti letto garantiti a Sorrento, una capitale del turismo mondiale che accoglie ogni anno oltre tre milioni di visitatori, molti resteranno vuoti.
Il distretto di Pompei.
130 esercenti di Pompei scrivono una lettera aperta al premier Conte, al ministro della Salute Speranza e al governatore della Regione Campania De Luca, annunciando l’auto-quarantena e la chiusura delle loro attività. I 130 imprenditori, commercianti e titolari di partita Iva, hanno aderito al comitato “Difendiamo Pompei. Distanti contro il virus, uniti contro la crisi” e da oggi esporranno fuori ai negozi un logo con la scritta “#sorry. We are closed”. Circa 15mila i dipendenti che potrebbero restare a casa, fino al 3 aprile, per l’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus, che ha paralizzato il turismo e messo in ginocchio l’ecomomia di Pompei. Drammatiche le cifre. Bar e ristoranti, nelle ultime due settimane, denunciano perdite dell’80%. I B& B hanno subito il 90% delle disdette per il solo Marzo. “Chiediamo l’istituzione di un fondo di garanzia per le imprese e la cassa integrazione in deroga per i dipendenti. Sono misure da adottare con la massima urgenza” dichiara il ristoratore Gaspare Coppola, tra i promotori del comitato anti-crisi “altrimenti le imprese saranno costrette a dei licenziamenti in massa”. “Io ho già chiuso da domenica scorsa” dice Fabio Miele, gestore dell’albergo Piccolo Sogno in via Carlo Alberto “in sette giorni ho ricevuto 25 disdette da turisti italiani e stranieri”.
I lavoratori autonomi
Anche nel settore autonomo la crisi sta assumendo proporzioni incredibili: l’83% del campione evidenzia che il Coronavirus ha avuto un impatto negativo sul proprio lavoro generando un sostanzioso calo, per il 63% dei professionisti il lavoro sta fortemente diminuendo, il restante 20% ha percepito un calo un po’ più lieve, ma sempre importante. In merito alle risorse che lo Stato potrebbe mettere a disposizione per fronteggiare la crisi i professionisti stilano una propria classifica delle priorità chiedendo anche che sia disposta una soluzione alle problematiche dei lavoratori autonomi.