Torre del Greco. Simone è un bambino di 8 anni e fino al 3 marzo – il giorno della scoperta del primo caso di Coronavirus a Torre del Greco – frequentava regolarmente la terza elementare. Dal 4 marzo, invece, deve stare a casa come tutti i piccoli alunni e studenti d’Italia: una «pausa forzata» dalla scuola trascorsa insieme ai genitori e alla sorellina, con cui ha dipinto l’arcobaleno della speranza. «Andrà tutto bene», ripete alla mamma con fiducia.
Ma le immagini e le parole dei telegiornali raccontano un incubo senza fine, l’aumento dei contagi e le difficoltà degli ospedali. Scene davanti a cui Simone decide di mettere da parte pennarelli e colori per riprendere la penna e scrivere direttamente a Gesù. Un’accorata preghiera per chiedere il «miracolo» atteso in tutto il mondo: «Questi giorni sono molto difficili per via di un virus che fa ammalare tutti – scrive il piccolo di 8 anni -. Ti prego Gesù di aiutare i nostri cuori per combattere e di proteggere i dottori che devono trovare l’antitodo».
Un piccolo errore grammaticale, classico dei bimbi alle prese con parole difficile e fino a oggi semi-sconosciute. Subito cancellato dall’amore con cui si chiude la lettera: «Gesù, lo so che ci ascolterai perchè ci vuoi bene. Ti prego con il mio cuoricino e con la mia sorellina». Una preghiera per scacciare l’incubo di un virus capace di tenere sotto scacco il mondo intero.
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