In piazza Bartolo Longo si respira un’aria surreale ormai da una settimana. Ai piedi del Santuario della Beata Vergine del Rosario non c’è il solito via vai di gente, non c’è il tipico frastuono del sabato e della domenica. Non ci sono fedeli provenienti da ogni parte d’Italia, di pellegrini che arrivano a Pompei per invocare l’aiuto della Madonna. Anche le panchine sono deserte.
Nella centralissima piazza c’è soltanto un vuoto insolito. Colpa della diffusione del Covid-19, dell’influenza partita da Wuhan e che ora sta uccidendo anche in Italia a ritmi diventati incontrollabili. Un virus che ha stretto in una morsa anche la Campania e che ha costretto il Governo a sospendere persino le sante messe.
Anche al Santuario di Pompei non sarà recitata alcuna celebrazione coi fedeli, al di là dell’iniziativa dei vertici religiosi della città che hanno già fatto sapere che si riuniranno in Supplica alle 12,15 su Radio Maria. Un gesto di condivisione, di preghiera, in un giorno difficile per la comunità cristiana. E’ ormai da sabato scorso che le chiese sono deserte, che l’acquasantiera è vuota per l’incubo contagio.
I volontari Caritas fanno la conta degli ospiti che bussano alle loro mense e favoriscono il cibo d’asporto, i parroci sospendono catechismo, ritiri e oratori e vietano di baciare statue e icone. Un clima surreale che ha visto sospendere anche matrimoni, cresime, battesimi e persino i funerali. Tutto questo mentre nelle parrocchie si registra la più scarsa affluenza degli ultimi dieci anni e in santuari, musei e luoghi di culto non si vede neppure l’ombra di un turista o un fedele. La paura è terribile, i controlli sono serrati. Nessuna chiesa può accogliere i fedeli in massa, perché la direttiva è di evitare gli assembramenti.
«Stiamo vivendo insieme un momento difficile, segnato dalla diffusione di un virus insidioso che ci impone un cambio radicale nei nostri comportamenti sociali – ha detto alla città il vescovo Tommaso Caputo tramite una nota diffusa sui social -. Le restrizioni prevedono la dolorosa rinuncia alle celebrazioni eucaristiche pubbliche. La preghiera deve ora diventare il nostro conforto, la nostra speranza, perché l’emergenza si concluda presto e si ponga fine alle sofferenze. La preghiera deve diventare gratitudine per i medici e sanitari che lavorano senza sosta, e le chiese devono restare aperte per la preghiera personale e la confessione. Invito a recitare da casa la Supplica e il Santo Rosario. È necessario che questo tempo sia il tempo della carità, non dimentichiamo le persone bisognose e sole. In questi giorni quasi tutte le nostre opere garantiscono aiuti per bambini, giovani e mamme. Siamo ora chiamati a essere cristiani e a non lasciarci intimorire, a rendere più viva la nostra fede», ha concluso il vescovo.
Anche il Papa continua a pregare per gli ammalati di coronavirus e per tutte le difficoltà che la pandemia sta portando. «Oggi vorrei chiedere una speciale preghiera per le famiglie che da un giorno all’altro si trovano con i bambini a casa perché le scuole sono chiuse per sicurezza e devono gestire una situazione difficile, gestirla bene, con pace e anche con gioia», ha detto Bergoglio nell’introduzione della messa a Santa Marta nelle ultime ore. In modo particolare Papa Francesco ha pregato per le famiglie che hanno una persona disabile. «I centri di accoglienza sono chiusi» e anche i disabili sono a casa. «Preghiamo per le famiglie perché non perdano la pace in questo momento» e possano affrontare questa situazione «con fortezza e gioia», ha concluso il Papa.
Il cardinale Crescenzio Sepe ha incoraggiato i napoletani «abituati a vincere le prove più dure, insieme con tutti i nostri fratelli sparsi per tutta l’Italia, ce la faremo anche questa volta».